Condividi su

Imitatore di Cristo; sacerdote e vittima; parrocco e martire. In queste parole pronunciate più volte dal cardinal Marcello Semeraro, nella sua omelia c’è tutto il senso della beatificazione di don Giuseppe Rossi.

Un momento di grande partecipazione, di festa ma anche di raccoglimento quello di oggi in Duomo nella memoria del “pretino” che il 26 febbraio 1945 trovò la morte per mano di una squadraccia fascista, martirizzato «solo perché sacerdote», come nei giorni scorsi in varie occasioni ha avuto modo di dire il nostro vescovo, Franco Giulio Brambilla.

In 1500 da tutta la diocesi

Tra la Cattedrale, dove si è svolta la Messa, e San Gaudenzio, dove era allestito un maxi schermo, erano circa 1500 i fedeli riuniti per pregare, stretti intorno al Cardinal Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi che ha celebrato l’Eucarestia, i vescovi tra i quali quello della diocesi di Novara, Franco Giulio Brambilla, e a 150 sacerdoti.

Supportata da un’imponente ed efficiente schiera di volontari (tra cui gli alpini, i gruppi scout, Oftal e Croce Rossa, carabinieri e poliziotti in congedo) e dalle forze dell’ordine, l’assemblea nella prima parte ha ascoltato dalla postulatrice Francesca Consolini il profilo biografico del beato don Rossi con la narrazione della sua morte avvenuta «unicamente per eliminare un esponente di quel clero che i suoi assassini profondamente avversavano».

Lo svelamento del ritratto

Il cardinale Semerato ha poi letto la lettera apostolica con cui Papa Francesco concede «che il venerabile servo di Dio Giuseppe Rossi sia chiamato Beato e che sia celebrato ogni anno, nei luoghi e secondo le regole stabilite dal diritto, il 26 febbraio, giorno della sua nascita al cielo».

A questo punto si è anche avuto uno dei momenti più emozionanti per la sua carica simbolica, dell’intero pomeriggio: lo svelamento, accompagnato da un applauso, del ritratto del beato don Giuseppe Rossi, opera degli artisti Mauro Chiodoni e Sabrina Mattioni ed innalzato sopra il presbiterio.

Successivamente c’è stata la presentazione dell’ostensorio delle reliquie di don Rossi, che saranno custodite – oltre che a Varallo Pombia e a Castiglione – anche nel duomo di Novara.

Imitatore di Cristo fino al martirio

Nella sua omelia, come accennato, il cardinal Semeraro ha poi tratteggiato la figura di don Rossi, come prete «imitatore di Cristo e in particolare del Christus Patiens», il Cristo soffrente. Partecipando alla sofferenza di Cristo, il nuovo beato ha fatto quel che dovremmo fare tutti: somigliare a Lui «il che nel martire – ha aggiunto il cardinale – significa anche una imitazione corporale. Il martirio è il più perfetto tra gli atti umani come dice Tommaso d’Aquino ed è il segno più ardente della carità. Don Rossi, come Cristo è stato sacerdos et hostia, sacerdote e vittima».

Il messaggio di Mattarella

La celebrazione è poi continuata con la liturgia eucaristica e la comunione. Prima della conclusione il cancelliere Vescovile, don Fabrizio Poloni, ha letto il messaggio che il presidente Mattarella ha indirizzato al vescovo di Novara in occasione della beatificazione.

In esso si presenta la figura di don Rossi come uomo «che intendeva difendere l’esistenza e la dignità delle persone, incarnando valori di verità, giustizia e libertà», valori si legge ancora nel messaggio del Presidente della Repubblica, che rendono don Rossi «espressione esemplare, con la manifestazione della virtù, del dono supremo per la sua gente».

Il grazie del vescovo e il tributo e don Cantonetti

In conclusione mons. Brambilla ha rivolto un pensiero di ringraziamento, oltre che ai volontari e alle istituzioni che hanno dato un’indispensabile contributo organizzativo, a chi in qualche modo si è impegnato per far sì che si riconoscesse «la santità martoriale di don Giuseppe annoverandolo tra coloro che hanno reso testimonianza fino al sangue della forza del Vangelo».

Un tributo speciale, del tutto fuori programma per calore e partecipazione, è andato a don Severino Cantonetti defunto nel 2015 e che fu il successore di don Rossi.

Quando è stato citato come colui che per primo ha creduto alla santità del martirio di don Rossi «custodendone le memorie e incoraggiando con ogni mezzo la prosecuzione dell’inchiesta», dall’assemblea è partito un lungo e spontaneo applauso. «L’applauso dell’Ossola», ha commentato il vescovo.

In preghiera per il beato a Varallo Pombia e Calasca

Ora, dopo la beatificazione ci saranno due altre occasioni per partecipare, nella preghiera, alla festa per la beatificazione.

La prima in calendario è a Varallo Pombia, paese di origine di don Giuseppe, in chiesa parrocchiale, alle ore 11.15 di domenica 9 giugno. La seconda in Ossola, a Calasca (nei pressi di Castiglione), nella cattedrale tra i boschi alle ore 16 di domenica 30 giugno. In occasione delle celebrazioni saranno esposte alla venerazione dei fedeli le reliquie del santo.

Sul nostro giornale in edicola venerdì 31 maggio e anche in edizione digitale, ampio servizio con immagini, interviste e approfondimenti sulla beatificazione di don Rossi.

Condividi su

Leggi anche

Diocesi

Verso la chiusura del sinodo, le prossime tappe nella diocesi di Novara

Andrea Gilardoni

Foto di Mattia Ascenzo su Unsplash
Diocesi

Lo strappo doloroso da cucire per tornare a tessere fiducia

Mons. Alessandro Giraudo

Diocesi
l'AZIONE

All’Istituto superiore di Scienze religiose consegna dei diplomi con ospite la teologa Barbara Marchica

Redazione