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«Questa mattina il vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre». Con queste semplici parole, il cardinale camerlengo Kevin Joseph Farrell ha dato notizia, lo scorso 21 aprile della morte di Papa Francesco. Gesuita argentino, Jorge Mario Bergoglio è stato il primo Papa proveniente dalle Americhe. Quando è stato eletto, il 13 marzo 2013, ha 76 anni ed è arcivescovo di Buenos Aires dal 1998. Figura amatissima nel suo Paese, è un pastore semplice, vicino alla gente, tanto da guadagnarsi l’appellativo di vescovo “callejero”: usava i mezzi pubblici, abitava in un appartamento modesto e si cucinava da solo. «La mia gente è povera, e io sono uno di loro», amava dire.

Alla sua Chiesa ha sempre raccomandato misericordia, coraggio e apertura. Il peggiore rischio per la Chiesa, diceva, è la “mondanità spirituale”, ossia «mettere al centro se stessi». Parlava spesso di giustizia sociale, ma invitava a riscoprirla nel catechismo, nei dieci comandamenti e nelle beatitudini. Durante la crisi economica argentina del 2001, le sue parole e il suo stile sobrio lo resero un riferimento morale per tutto il Paese.

Nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, è figlio di emigranti piemontesi: il padre, Mario, lavora per le ferrovie; la madre, Regina Sivori, si dedica alla famiglia con cinque figli. Dopo un diploma come tecnico chimico, entra nel seminario diocesano e, l’11 marzo 1958, inizia il noviziato nella Compagnia di Gesù. Studia in Cile, poi in Argentina, dove si laurea in filosofia e in teologia al Collegio San Giuseppe di San Miguel.

Diventa sacerdote il 13 dicembre 1969. Dopo ulteriori studi in Spagna, emette la professione perpetua nei gesuiti nel 1973. Torna quindi in Argentina come maestro dei novizi, professore, consultore e rettore del Collegio San Giuseppe. Lo stesso anno viene nominato provinciale dei gesuiti argentini. Tra il 1980 e il 1986 è nuovamente rettore, parroco e docente a San Miguel. Dopo un soggiorno in Germania per la tesi dottorale, lavora a Buenos Aires e a Cordoba come confessore e direttore spirituale.

Nel 1992 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo ausiliare di Buenos Aires. Riceve l’ordinazione il 27 giugno e assume il motto episcopale Miserando atque eligendo. Diventa vicario generale nel 1993, poi arcivescovo coadiutore nel 1997. Alla morte del cardinale Quarracino, il 28 febbraio 1998, lo succede come arcivescovo di Buenos Aires, primate d’Argentina e ordinario per i fedeli di rito orientale. È anche gran cancelliere dell’Università Cattolica. Nel 2001 è creato cardinale da Giovanni Paolo II.
La sua figura cresce in popolarità anche a livello continentale. Rifiuta la presidenza della Conferenza episcopale argentina nel 2002, ma viene eletto nel 2005 e riconfermato nel 2008. Partecipa al conclave dell’aprile 2005 che elegge Benedetto XVI. Da arcivescovo di Buenos Aires, guida una diocesi di oltre tre milioni di abitanti con un progetto missionario basato sulla comunione e l’evangelizzazione.

Gli obiettivi sono chiari: costruire comunità fraterne e aperte; valorizzare il ruolo dei laici; portare il Vangelo a ogni angolo della città; prendersi cura di poveri e malati. Invita sacerdoti e laici a camminare insieme. Nel 2009 promuove una campagna per il bicentenario dell’indipendenza argentina: 200 opere di carità da completare entro il 2016.

Sul piano continentale, Bergoglio sostiene con entusiasmo il messaggio della Conferenza di Aparecida del 2007, che considera «l’Evangelii nuntiandi dell’America Latina», segno di una Chiesa in uscita, missionaria, capace di rinnovare la sua presenza nella storia. Nel 2013, il conclave lo sceglie come successore di Benedetto XVI: nasce così Papa Francesco, il pastore venuto dalla fine del mondo.

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