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Sono passati più di 500 giorni dall’inizio della guerra in Ucraina. Si può discutere di tutto ma una cosa è certa: i morti sono tantissimi! Resta la voce di papa Francesco che ostinatamente chiede: «fermatevi in nome di Dio. Quanto sangue deve ancora scorrere..?». Sono parole ascoltate all’Angelus del 2 ottobre scorso, mentre ero sul treno di ritorno da Kiev, con la carovana di #Stopthewarnow.
Perché la prima cosa da fare in una guerra è stare accanto alle vittime. Poi anche la domenica delle Palme siamo tornati a Odessa e Mykolaiv. E pochi giorni fa abbiamo accompagnato i passi di mons. Zuppi, inviato del Papa a Kiev e a Mosca, per cercare un sentiero, un cammino possibile verso la pace.
Ma i potenti cosa fanno? Mandano armi! È di questi giorni la notizia che gli USA forniranno l’Ucraina delle bombe a grappolo. Una scelta diabolica!

Perché se tutte le armi sono immorali e perverse (come anche i Lince che l’Italia ha venduto a Putin nel 2015), le bombe a grappolo sono proprio studiate per colpire i civili. Molte restano inesplose. Sono state messe al bando da un trattato del 2008, a cui non hanno aderito Russia, Usa e Ucraina. «Una cosa è certa – scriveva qualche giorno fa nella sua rubrica quotidiana Tonio Dell’Olio su ‘Mosaico di pace’ – le bombe a grappolo sono tutto tranne che un’arma di difesa. Sono totalmente fuorilegge e, semmai ce ne fosse ancora bisogno, sanciscono definitivamente il coinvolgimento e la corresponsabilità dei Paesi occidentali nella guerra».

Eh sì, perché sembra proprio che la guerra la si vuole continuare. E il vertice Nato di questi giorni non porta nella direzione della pace. Troppi gli interessi in gioco. Le lobby delle armi in primis. Nel 2022 si sono spesi nel mondo 2.240 miliardi di dollari per le armi. Alla faccia della pace! E il Regno Unito vuole fornire all’Ucraina – o lo già fatto – proiettili all’uranio impoverito. Come quelli usati in Iraq. Dove gli invasori eravamo anche noi. Gli stessi usati in Afghanistan, dove gli invasori eravamo noi, l’Occidente, la Nato e anche l’Italia. Poi ci siamo ritirati in pochi giorni e la partita afghana si è chiusa così. E i diritti umani? E le donne? Non interessa più nulla? Quanta colpevole ipocrisia.

In questi giorni ricordiamo l’anniversario del trattato per la messa al bando delle armi nucleari, 7 luglio 2017, a cui l’Italia non ha aderito chiediamo, con la campagna Italia ripensaci, che ci si renda conto della follia e del pericolo dell’uso e del possesso delle bombe nucleari, anche quelle nelle Basi di Ghedi e Aviano. Ma le armi nucleari sono brutte e pericolose solo se le dovesse usare Putin? E la stessa cosa per le bombe a grappolo. Il rischio reale è di accettare la ‘logica’ o meglio la ‘follia’ della guerra, brutta ma inevitabile. È questo che vogliamo? Il 9 luglio era anche l’anniversario dell’entrata in vigore della legge 185/90 che regola l’export delle armi.

Ma oggi vediamo che il grande mercato delle armi è sempre più fiorente! E l’Italia fa la sua parte alla grande. Così come la produzione, qui a Cameri, degli F-35, predisposti per il trasporto delle bombe nucleari B61-12. Vogliamo la pace o la guerra? Oppure ritorniamo all’antico motto latino “Si vis pacem para bellum”.

Sono interrogativi che ci dobbiamo porre, anche come credenti. Lo scorso 11 luglio abbiamo celebrato la festa di San Benedetto, ‘messaggero di pace’ come lo definì Paolo VI nel 1964 proclamandolo Patrono d’Europa. Nella Regola Benedettina il tema della pace torna più volte, collegato a quello della giustizia, come ad esempio nel capitolo XXXIV.

Ma questo sant’uomo di Benedetto, patrono d’Europa, deve interessare solo le monache e i monaci o deve toccare la coscienza di ognuno di noi?

Ci guidano le parole di papa Francesco, che proprio un anno fa, nel messaggio ai giovani riuniti a Praga, indicava loro la testimonianza di Franz Jägerstätter, martire. “Se tutti i giovani chiamati alle armi avessero fatto come lui, Hitler non avrebbe potuto realizzare i suoi piani diabolici. Il male per vincere ha bisogno di complici.”

Cultura della pace. Alla parrocchia del Sacro Cuore incontro con don Renato Sacco


Don Renato Sacco,

Consigliere nazionale
di Pax Christi

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