Al via il 10 febbraio la 143esima edizione del “Carnuà de Melesk”. Secondo alcune fonti, la tradizione del Carnevale di Malesco affonda le sue radici in epoche ben più antiche: feste da ballo nel territorio maleschese e nel periodo corrispondente al Carnevale si organizzavano già nel 1787, più di duecento anni fa. Testimonianze concordano nell’associare il Carnuà de Melesk alla musica, ai “sùnai” e al ballo.
Il periodo che intercorreva tra l’Epifania e la Domenica delle Ceneri era, in generale, il solo in cui i vigezzini potessero dedicarsi alle danze. Nel caso di Malesco, i festeggiamenti prendevano il via più tardi e coincidevano con il Giovedì Grasso, con i suonatori che giravano per le osterie e per le vie del paese fin dal pomeriggio. Questi, verso le otto di sera, dovevano trovarsi al luogo prescelto per la festa vera e propria, “ul festitt”. Inizialmente, si trattava di un solaio o di un locale dell’osteria, che veniva
addobbato con lenzuola, nastri e fiori. Le danze del giovedì proseguivano fino al mattino seguente. I festeggiamenti carnevaleschi erano diretti da un vero e proprio comitato. Era composto da un generalissimo, da due generali, da un capitano delle maschere, dal tenente, dai Matuzìtt e dal Tràpule.
Quest’ultimo era il vero buffone della festa: portava un costume multicolore e dei campanelli legati
alle caviglie. L’ultimo giorno del Carnevale ci si recava in piazza e qui si allestiva un falò e tra musica, urla e pantomime si bruciava “ul pupulàz”, simbolo della festa.
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