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La medicina come strada percorribile e concreta per trovare una risposta a patologie un tempo ritenute incurabili. La scienza (che troppo spesso è stata vista in contrapposizione netta con posizioni a tutela della vita del nascituro) come strumento per riaffermare che «l’embrione è, fin dal primo istante, un essere fatto e finito: non esiste cioè uno stadio pre-umano».

Sono i nodi centrali che sono stati affrontati nel convegno (dal titolo “Vita nascente e medicina perinatale. Cura e accoglienza del concepito paziente”) organizzato il 10 febbraio dall’associazione Difendere la Vita con Maria – presieduta dal sacerdote novarese don Maurizio Gagliardini -, in collaborazione con Mary For Life, a Milano. Non a caso in una data che cade a cavallo proprio tra la Giornata del Malato e quella per la Vita.

«Contro la cultura di morte»

A spiegare le motivazioni che hanno mosso Difendere la Vita con Maria e gli altri organizzatori dell’incontro è proprio don Gagliardini. «Non è il giudizio su chi all’aborto ha fatto ricorso, per motivi che soltanto Dio conosce, a doverci mobilitare; come cristiani, dobbiamo invece schierarci là dove c’è un mondo che banalizza la vita – non solo con l’aborto, ma pure attraverso l’eutanasia, ipocritamente mascherata in dolce morte e venduta come autentica libertà di scelta. Nel messaggio della Giornata per la vita, i vescovi italiani ci ricordano che «dietro queste soluzioni è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto. Siamo sicuri – continuano i vescovi – che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire?».

Nel segno di Santa Gianna Beretta Molla

Un impegno, quello dell’associazione Difendere la Vita con Maria per il convegno di Milano, fatto anche nel segno di santa Gianna Beretta Molla. 

«La nostra associazione – spiega il sacerdote  in questi anni si è impegnata nel seppellimento dei bambini non nati, facendo sintesi delle norme civili col magistero.  Poi nell’accompagnamento nell’elaborazione del lutto post aborto. Adesso alziamo lo sguardo al concepito paziente, per raggiungere il piccolo con cure efficaci per il suo sviluppo. Cosa possibile in una percentuale altissima. E quando la malattia non è compatibile con la vita, allora la cura si fa “culla termica” per rendere degni i giorni su questa terra. Tutto ciò è stato fatto e dedicato a santa Gianna Beretta Molla, che col suo esempio di maternità ci ha lasciato un’eredità che dobbiamo coltivare».

Esperti italiani e stranieri a confronto sulla medicina perinatale

Il programma del convegno, ha visto nella sessione mattutina le relazioni medico-scientifiche su “Chirurgia fetale” di Gloria Pelizzo (ordinario di Chirurgia pediatrica e infantile, Università degli studi di Milano); “Dolore fetale” di Carlo Valerio Bellieni (docente di Terapia neonatale, Università di Siena); “Psicologia prenatale” di Benoit Bayle (docente di psichiatria medica, Università Parigi 7 – Diderot); “Hospice perinatali” di Giuseppe Noia (docente di medicina dell’età prenatale, Università Cattolica, Roma); “Malattie rare”  di John Lantos (presidente Jdl Bioethics Consulting). Nella sessione pomeridiana, introdotta dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, e moderata da Francesco Ognibene, caporedattore di “Avvenire”, sono intervenuti Alessandro Cecchi, del Centro diagnosi prenatale di Loreto; Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani; Marina Casini, presidente del Movimento per la vita italiano; Daniela Notarfonso, bioeticista, presidente del comitato scientifico della Confederazione dei consultori cattolici.

I partecipanti al convegno Vita nascente e medicina perinatale, dell'Associazionie Difendere la Vita con Maria ADVM
Alcuni partecipanti al convegno con mons. Delpini.

Delpini: «nessuno sia lasciato solo. La scienza sia per le persone»

«Chiamare le cose con il loro nome»; «nessuno sia lasciato solo»; «la scienza per il bene». Sono le tre sottolineature che ha fatto l’arcivescovo di Milano Mario Delpini.

Delpini ha dunque invitato a guardarsi dal «politicamente corretto» e di non curarsi del «rischio dell’impopolarità» se si tratta di difendere la vita umana. «Per questa ragione apprezzo molto il tema che vi siete dati per la giornata di oggi – ha detto -, cura e accoglienza del concepito paziente, ovvero un essere umano bisognoso di attenzioni speciali, e che necessita di essere accudito e protetto».«Nessuno, poi, sia lasciato da solo, nessuna donna, nessuna famiglia – ha aggiunto Delpini –. Il grande dramma dell’aborto spesso è dovuto alla solitudine, al sentirsi soli dinanzi a un dramma». Da qui l’invito alla comunità cristiana, alla società, alla medicina affinché «siano vicini a chi è nel bisogno».

Delpini ha infine richiamato la «scienza a operare sempre per il bene». La scienza che fa grandi progressi non sia però intesa – ha affermato – «come un assoluto, ma a un patrimonio relativo, al servizio dell’umanità. La scienza medica, in particolare, sia sempre dalla parte del bene delle persone».

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