Gli ottocento iscritti al Giubileo degli adolescenti confermano una certa fiducia rispetto agli eventi straordinari proposti nei cammini pastorali dei giovani. Alcuni li vivono come un miracolo, altri come un parco giochi: rispetto a queste due visioni quale postura possiamo avere noi educatori? Siamo chiamati a riconoscere questi eventi come un’occasione per fare un’esperienza di fede e di vita che danno la possibilità ad un giovane di scegliere e di lasciarsi scegliere da Cristo. Dobbiamo essere consapevoli di quello che si può muovere dentro e attraverso un evento, ma questo non è automatico: servono un prima e un dopo, non solo il durante.
Ora è il tempo di preparare gli adolescenti oltre che al tema della speranza anche all’indulgenza e agli esercizi ad essa legati come il pellegrinaggio, il passaggio della Porta Santa, la professione di fede, i sacramenti e le opere di misericordia. Se non ci sarà la dovuta cura nell’aiutare gli adolescenti a cogliere il senso di tali gesti il rischio è che vivano questa esperienza in maniera leggera e non intensiva: la posta in gioco è molto alta! Il Giubileo è un tempo speciale per rieducare e riabilitare il cuore all’amore di Dio, un tempo diverso-straordinario che può aiutare ad interrogare il tempo che si vive ponendosi la domanda: «Com’è la qualità del tempo che vivo?».
Questo è un evento che può aiutare i nostri adolescenti e giovani a sentirsi mai soli nella Chiesa, ma sempre in compagnia, oltre che di Dio, anche di tanti santi e fratelli e sorelle nella fede. Sicuramente il tema della speranza gioca un ruolo importantissimo in una cultura segnata da una progressiva e preoccupante assenza di speranza. L’incontro con il Cristo Crocifisso e Risorto dona la speranza che le fatiche e le sofferenze non siano il punto finale, ma che siamo chiamati a qualcosa di più.

Don Gianluca De Marco, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Novara