L’Italia corre il rischio di perdere importanza a livello internazionale a causa della crisi demografica. È questa l’opinione di Giancarlo Blangiardo, presidente nazionale Istat, nato ad Arona e oggi residente a Meina.
L’osservazione sul ruolo nello scenario mondiale del nostro paese va ascoltata con attenzione perchè Blangiardo non ha solo un ruolo istituzionale ma è anche uno studioso del settore. È sua la cattedra di demografia all’Università degli Studi di Milano Bicocca ed è autore di una lunga serie di saggi sulla materia.
«L’Italia – ci dice – è oggi al 25° posto a livello mondiale in fatto di abitanti e tra i primi tra quelli più sviluppati. Ma i nostri 59 milioni di abitanti, nell’arco di 4 decenni potrebbero ridursi di 11-12 milioni con il doppio del numero dei morti risopetto ai nati e una popolazione molto anziana. Scenderemo anagraficamente al 50 posto. Non saremo più un grande paese perché la dimensione demografica è importante a nel contesto degli scenari internazionali».
Il matrimonio è alla base della famiglia e quindi anche del nostro assetto demografico.
Cosa è successo dopo il calo di unioni provocato dall Pandemia? «C’è stato un recupero nel 2021 con 180 mila matrimoni ma senza raggiungere i livelli precedenti. In passato, si somo registrati anche 400 mila mtrimoni in un anno. Oggi c’è una maggior difficoltà ad impegnarsi, a fare programmi da parte dell’individuo. Si tende a ripensarci e rimandare: ‘vedremo… magari… poi…’. L’età del matrimonio si allunga progressivamente, quindi si allunga l’età in cui diventare genitori. Questo è anche alla base del calo della natalità. Nel 2022 abbiamo avuto 393.000 nati, nel 1964 ne avevamo un milione e 30 mila».
La rioduzione della natalità è legata anche alle preoccupazioni sul futuro.
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