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La poesia o più probabilmente la bellezza insita in una poesia, quella di una delle più grandi poetesse del ‘900, Alda Merini, risulta incomprensibile a Chat Gpt, il sistema che, con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale, interpreta e crea testi. Quantomeno la nuovissima tecnologia non riesce a svelare tutto quanto possono far affiorare, emergere, quelle poche e intense righe di testo.

Una poesia con la quale il vescovo, Franco Giulio Brambilla, ha voluto invitare il pubblico presente all’ultima serata del ciclo principale di “Passio” a riflettere e a tenere uno sguardo costante sul mondo, per comprenderlo e conoscerlo. E attraverso la quale ha dimostrato come Chat Gpt non può essere la soluzione per tutto. Per farlo ha recitato un verso che la poetessa dei Navigli ha dedicato a Maria di Nazareth. Questo, a chiusura della serata ospitata in Cattedrale. Un appuntamento che ha visto la partecipazione anche di molte autorità.

Il verso, letto a padre Benanti, affinché interrogasse Chat Gpt, è “… non venne fecondata da alcuno, eppure generò come il poeta cui basta uno sguardo per riavere la sostanza del mondo”. Una frase che la tecnologia ha tradotto così: «Questa frase sembra un riferimento poetico o filosofico. Si potrebbe interpretare come un elogio alla creatività e alla potenza generativa dell’immaginazione, suggerendo – prosegue la traduzione di Chat Gpt – che la capacità di creare e dare vita a nuove idee può essere così potente da essere paragonata al processo generativo della procreazione umana senza bisogno di un’altra fonte esterna». Immediato il commento del vescovo: «Però c’è un pezzetto in più che l’applicazione non ha saputo vedere, perché il riferimento alla Madonna… “e non fu fecondata da alcuno, eppure generò come il poeta…”, sentite la bellezza che c’è qui, in questa parte. “Basta uno sguardo per riavere la sostanza del mondo”. Un effetto poetico che ha dentro un termine filosofico, eppure come risuona nell’orecchio perde la sua pesantezza filosofica e viene trasfigurato dalla capacità che noi abbiamo di cambiare lo sguardo sul mondo.

Ecco – ha concluso il vescovo Brambilla, dopo aver riepilogato quanto appreso in tutti gli incontri svolti per “Passio” sull’argomento – non perdiamo mai questo sguardo sul mondo, manteniamolo sempre». Un mondo in cui occorre lavorare e che necessita capire e scandagliare. Pure dal vescovo, infine, l’invito a saper bene confrontarsi con le nuove tecnologie: «abbiamo visto anche questa sera – ha riferito – come, con l’I.A., ci sia una concentrazione del potere della comunicazione in pochissime mani. Questo è uno degli aspetti su cui agire, sul quale lavorare».

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