La viticoltura storica del novarese raccontata in un libro. Il prossimo sabato 11 novembre alle 21, presso l’Istituto professionale alberghiero “Giulio Pastore” di Varallo, è in programma la presentazione ufficiale del libro “Le vigne del Mottarone” di Claudio Colombo, edito dalla Compagnia della Rocca edizioni. Colombo, borgomanerese “trapiantato” in Valsesia e insegnante di religione presso l’Istituto alberghiero, ha dedicato a questo libro 14 anni della sua vita.
«Mia nonna era di Provello, un paese del Mottarone, dove oggi io coltivo dei vigneti e, in mezzo ai filari, è partito il desiderio di una ricerca storiografica. La domanda fondamentale del libro è “perchè siamo scesi così in basso?”.
La viticoltura c’era ed era fiorente nelle zone del lago d’Orta, del lago Maggiore e in Valsesia. La domanda che da storico uno si pone è perchè la si è abbandonata per zone a una minore altitudine. Questo studio parte dalle origini della viticoltura, dai greci ai romani (con qualche cenno anche alla Valsesia e al ritrovamento della vite selvatica sul monte Fenera) e poi si passa alla storia dei vari paesi del laghi d’Orta e Maggiore con una riflessione conclusiva che riguarda un possibile ritorno della viticoltura sul Mottarone. C’è poi una aggiunta specifica al paese di Provello che riguarda la mia personale esperienza da vignaiolo. Quindi c’è sì un aspetto storico, ma anche gli elementi di vita vissuta dove racconto quello che ho fatto su quella montagna. Una proposta concreta di come potrebbe essere un ritorno alla coltivazione a vigneto».
I motivi dell’abbandono storico di questa pratica, spiega Colombo, sono molteplici. «La prima crisi – ricorda – avviene con il trattato di Worms quando il lago Maggiore e il Ticino non sono più una via di comunicazione ma diventano una frontiera. Contemporaneamente c’è l’apertura a un mercato agguerrito come quello dell’astigiano e del Monferrato. Il clima poi ha fatto del suo. Tra il sette e l’ottocento parliamo di una “piccola era glaciale” che ha comportato l’abbandono di alcuni paesi. Si sono aggiunti le malattie e l’industrializzazione».
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