Carissimi pellegrini, prendono il via i giorni del pellegrinaggio diocesano a Lourdes e desidero porgere fin da ora un saluto e un augurio a coloro che parteciperanno, assicurando anche a chi non potrà esserci che porteremo spiritualmente con noi tutta la nostra Chiesa novarese. Sono certo che tra voi 400 pellegrini che componete la carovana del pellegrinaggio a Lourdes dal 21 al 25 luglio, ci sono persone che vivono il pellegrinaggio abitualmente, altri lo faranno per la prima volta, ma tutti per rispondere ad un invito interiore che ci ha smosso.
È lo stesso che spingeva Bernadette, nonostante i divieti e gli ostacoli che le venivano frapposti, a recarsi alla grotta di Massabielle per incontrare la “bella Signora vestita di bianco”. Quando poi da religiosa lontana da Lourdes non potrà più recarsi fisicamente alla Grotta lo farà spesso con il cuore: “qualche volta mi troverete là; ci vado molto spesso, anche senza permesso”, scriveva in una lettera alla sorella Marie. Perché a Lourdes si va “con le gambe”, incamminandosi sulla via del pellegrinaggio, ma anche e soprattutto “con il cuore”, mettendosi alla scuola di Maria, ascoltando le sue parole e accogliendo la missione che ci consegna.
A Lourdes “con le gambe”
Nei suoi incontri la Madonna ha affidato un compito a Bernadette, di andare a dire ai sacerdoti: “che si costruisca qui una cappella”. È il tema pastorale scelto dal Santuario per quest’anno come guida per la riflessione e la preghiera. Anche a noi la Vergine affida una missione (“vada a dire”), e ci chiede di essere costruttori (“che si costruisca”) di fraternità, sale e luce, lievito di Vangelo. Ci chiede di farlo “qui”, a Lourdes, ma anche nelle nostre comunità, facendoci portatori di speranza per tutti nei luoghi dove abitiamo: testimoni di un incontro che ci cambia la vita, come è avvenuto a Bernadette e a tanti milioni di persone che dopo di lei si sono recate alla Grotta per incontrare la “Signora”.
Cosa si va a fare a Lourdes?
Ciascuno si sta preparando al pellegrinaggio con motivazioni e attese personali, ma auguro a tutti di tornare diversi, perché Lourdes è un luogo dove si ritrova la forza, la speranza, la fiducia. È un luogo dove si potranno vivere momenti di comunione nella preghiera e nelle diverse celebrazioni. Se il pellegrinaggio diocesano ci farà sperimentare l’appartenenza alla nostra Chiesa locale nella preghiera e nel cammino insieme ad amici di tante altre parrocchie, ci farà anche scoprire la ricchezza e la diversità della Chiesa universale, incontrando pellegrini di ogni parte del mondo, giovani e meno giovani, malati e sani, persone con una fede solida e radicata, ma anche non credenti o chi sta ancora facendo un percorso di ricerca. Saranno giorni da dedicare ad una “pausa spirituale” per guardarsi dentro e conoscere meglio noi stessi, ma anche per confrontarsi, incontrare persone sconosciute scambiandosi le proprie esperienze di vita. Infine ci si potrà fermare e vivere momenti di silenzio e raccoglimento personale sul bordo del Gave lasciandosi attrarre nella contemplazione della Grotta. Ecco cosa andiamo a fare a Lourdes. Ecco perché ci andiamo.
A Lourdes “con il cuore”
Ma a Lourdes non saremo soli. Con noi ci saranno anche coloro che non hanno potuto mettersi in cammino, ma che ci accompagneranno partecipando alla nostra esperienza con il cuore. I nostri cari malati, i nostri familiari, le persone cui vogliamo bene e che attraversano in qualche modo un momento di difficoltà. Ma anche tutta la nostra Chiesa novarese, le nostre parrocchie, i nostri sacerdoti e tutte le persone che fin da ora ci chiedono una preghiera e ci affidano le loro intenzioni. Ecco il significato di un pellegrinaggio “diocesano”: portare nel cuore tutti, per “costruire” davvero la Chiesa, quella fatta di “pietre vive”. Carissimi, la bella Signora e Bernadette ci attendono alla Grotta, andiamo con gioia a questo incontro. Buon pellegrinaggio a tutti!
Don Fausto Cossalter,
Vicario generale
della diocesi di Novara