Il presepe “vivente” di Francesco non rappresenta tanto la scena della nascita, quanto l’Adorazione del Bimbo Divino. Il Santo fa disporre gli elementi della scena della nascita di Gesù (la greppia, il fieno, il bue e l’asino), ma non ci sono i protagonisti (Maria, Giuseppe, il Bambino e gli angeli). Egli vuole “vedere con gli occhi del corpo”, ma fa preparare una scena in cui si mostrino «i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato».
Il “suo” presepe è come il sepolcro vuoto della risurrezione, è il segno di un’assenza, che va contemplata con gli occhi della fede. Gli occhi del corpo vedono i segni della povertà di Betlemme, lo sguardo della fede contempla il Re celeste che si fa bambino! Il “presepe” di Francesco è questione di sguardo! Si vede la povertà della greppia, la fragilità della paglia, la compagnia del bue e dell’asino, perché lo sguardo credente contempli il «mio Signore e mio Dio» (Gv 20,28).
Gli occhi di Francesco hanno “creato” il presepe, perché nella greppia vuota hanno “ritrovato” Maria, Giuseppe e Gesù bambino. Il Santo di Assisi non li vede, ma li contempla con l’emozione della meraviglia dei presenti: frati che provengono da tutte le parti, uomini e donne che arrivano festanti dai casolari, portando ceri e fiaccole per illuminare quella notte tersa di stupore. Tutte le Natività del Medioevo e del Rinascimento, fino ai nostri giorni, sono Adorazioni del Re celeste che veste i panni del Bimbo terreno, nudo, proteso verso la Madre adorante e Giuseppe orante, con gli angeli musicanti o compagni del nuovo nato.
Nessuno l’aveva mai osato: nel volto del piccolo infante si rivela Dio che si fa bambino, ma un Dio così non può essere sequestrato, non può diventare ostaggio di dolci sentimenti e di storie melense, come nei nostri presepi moderni. Non si può “s-velare” completamente la gioia intima del “nuovo mistero”, ma va custodita sotto i veli del Dio che, «essendo ricco, si è fatto povero per noi, perché diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9). Sì, Dio ci arricchisce, ieri come oggi, con la sua povertà, sotto i veli del pane spezzato e del calice condiviso: è l’Eucaristia di Gesù che Francesco ha celebrato con i suoi frati e il popolo santo di Dio a Greccio nel Natale di ottocento anni fa.
Natale 2023, ottavo centenario del presepe di Greccio
+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara