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Dal sinodo di Roma – che ha visto la sua prima fase concludersi due settimane fa – a quello diocesano, con il cammino complesso delle Unità pastorali missionarie. Passando per quello della Chiesa italiana, che avvia la sua “fase sapienziale” centrata sul discernimento, dopo quella “narrativa”, tutta dedicata all’ascolto. Sono stati i temi al centro del Consiglio pastorale diocesano che si è tenuto a Briga Novarese lo scorso sabato 4 novembre, durante il quale sono state programmate le tappe per il lavoro sinodale – nelle parrocchie e a livello diocesano – sino alla prossima primavera.

E proprio “ascolto” e “discernimento” sono le parole chiave. «A partire dai documenti della Cei elaborati in base a quanto emerso dall’ascolto degli scorsi due anni – spiega don Brunello Floriani, vicario episcopale per la pastorale -, abbiamo cercato di individuare su quale o su quali punti le nostre comunità parrocchiali si potrebbero orientare per attuare il discernimento ecclesiale nella prossima fase del sinodo».

Tre i nuclei tematici centrali: la formazione alla fede e alla vita, la sinodalità e la corresponsabilità, il cambiamento delle strutture ecclesiali.
Le proposte e le riflessioni emerse nel lavoro condotto nei gruppi del consiglio pastorale diocesano su questi tre punti servirà ora all’équipe diocesana del sinodo come punto di partenza per l’elaborazione di un sussidio per rilanciare e guidare la riflessione nei consigli pastorali parrocchiali e nelle Upm.

«Questa scheda con la traccia da seguire – aggiunge don Floriani – sarà consegnata alle comunità perché ci lavorino da febbraio a marzo dell’anno prossimo. Il materiale prodotto sarà poi rielaborato durante un consiglio pastorale diocesano ad aprile, individuando gli aspetti per un cambiamento necessario non solo per le singole parrocchie, ma per tutta la Chiesa gaudenziana».

Ad aprire i lavori era stato l’intervento del vescovo Franco Giulio, tra i padri e le madri sinodali di tutto il mondo, che hanno preso parte all’assemblea in Vaticano. «Quella che ho vissuto nel mese di lavori a Roma – ha detto il vescovo – è stata un’esperienza di cattolicità, nella quale abbiamo potuto conoscere e incontrare le chiese di tutto il mondo. Noi Europei eravamo una minoranza, e abbiamo sperimentato come spesso la Chiesa Cattolica non sia quella che abbiamo in mente. È stata un’occasione per conoscere differenze rispettose e rispettate che abitano la cattolicità».

Poi il punto su come mettere a frutto quanto sperimentato: «Cosa ci insegna il sinodo sulla sinodalità? Sicuramente un risultato importante riguarda le forme pratiche di partecipazione. Diventano obbligatori i consigli pastorali diocesani e i consigli pastorali parrocchiali. Questa è una cosa bella. Non so se arriviamo al 50% di parrocchie nelle quali c’è un consiglio pastorale funzionante. Bisognerà fare un cambio di passo, non basta cambiare le parole, bisogna entrare nel vivo. La sinodalità abbia uno strumento forte anche nelle diocesi».

Questo articolo assieme ad altre notizie dal territorio della Diocesi di Novara sul nostro settimanale, in edicola venerdì 10 novembre. Il settimanale si può leggere anche online, abbonandosi o acquistando il numero che interessa direttamente qui.

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