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La festa di san Giulio unisce il Cusio come in nessun’altra occasione. Da Orta e da Gozzano, da Pella e da San Maurizio e dalla sponda omegnese del lago i battelli convergono verso l’Isola per l’annuale celebrazione. Vi sono amministratori pubblici, industriali e artigiani, rappresenti di enti e comuni cittadini. Tutti insieme nella bellezza delle diversità. Proprio monsignor Franco Giulio, che ha presieduto la Messa nella basilica gremita, si è soffermato su questi aspetti di unità e complementarietà: «Il male di oggi – ha detto – è un forte individualismo. Siamo come isole di un arcipelago. Qualche volta prendiamo la barca per andare su un’altra isola, ma rimaniamo isolati».

Quindi il riferimento a quella che era stata la seconda lettura, in cui san Paolo scrive agli Efesini (4, 1-7, 11-13): «Il primo passo è la consapevolezza del proprio valore, che va condiviso con il valore di altri in un atteggiamento di fraternità». Del resto da soli non si cresce: «Nella vita pratica, un Sindaco ha bisogno di altri collocatori, un buon progetto è frutto delle specificità di ognuno. Ognuno ha dei talenti (altro riferimento a san Paolo) da condividere con quelli di altri».

Una diversità che è ricchezza e ne è un esempio quanto realizzato dalle suore benedettine dell’Isola che mezzo secolo fa partirono dallo zero per arrivare a quello che oggi è la fervente vita del monastero di clausura. E il passo successivo «è edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio», la conclusione della stessa lettera paolina. La Messa è stata accompagnata dal coro delle Suore benedettine dell’Isola. Il canto d’ingresso, «E tu venisti da lontane sponde ai nostri padri, per gettare il seme della parola», così la prima strofa riferita a san Giulio e scritta da padre Mario Airoldi, che ha appena superato l’ultima soglia del vivre umano.

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