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«Oggi parleremo di Intelligenza Artificiale, I.A., e cercheremo di mantenere la faccenda leggera come bere un cappuccino. Questa tecnologia influenza il modo in cui comunichiamo sia nel bene sia nel male».

Parole del giornalista Beppe Severgnini, anzi no. Sono le frasi che ChatGpt, software dotato di Intelligenza Artificiale prodotto per simulare una conversazione, ha creato da indicazioni fornite proprio da Severgnini. Così il saggista ha aperto, al Broletto, l’evento finale del Festival della Dignità umana, dedicato a Intelligenza Artificiale e sovrumano.

Questo e altro è stato creato dall’I.A. «È bastato dirgli: “devo parlare di Intelligenza Artificiale. Lo voglio nello stile di Severgnini”. E così ChatGpt mi ha anche preso in giro. Gli ho posto le domande in inglese e lui, in rete, ha trovato la vicenda per cui sono conosciuto in Usa. Una battuta sul cappuccino al “Morning show”». Da qui il giornalista ha condotto un excursus su quanto la comunicazione sia mutata negli ultimi 40 anni con computer, browser e Intelligenza Artificiale.

«Le previsioni fatte in questi decenni le ho tutte azzeccate tranne una. A partire dalla possibilità di comunicare tra computer». Poi l’arrivo del browser, che «ci ha permesso di navigare, vedere immagini. Era una rivoluzione. L’“Economist” ha definito il browser come una delle tre realtà che più hanno influenzato la società con la stampa a caratteri mobili e la psicanalisi».

Una rivoluzione. «Io lo usai per un’esperienza di racconto interattivo. Io scrivevo i capitoli dispari, i lettori, inviandomeli, i pari. Tutto con internet. Avevo capito l’importanza dello strumento, che ci consentiva di comunicare nel mondo».

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