Tante piccole storie che – messe insieme – ne propongono una molto più grande.
“Romagnano solennizza il Venerdì Santo con una funzione funebre. A questa sacra solennità suole intervenire la maggior parte degli abitanti del paese e dei paesi circonvicini”.
Don Giovanni Rossi, sacerdote di Romagnano e professore di filosofia, è l’autore di una delle cronache più vecchie del Venerdì Santo. La descrizione degli avvenimenti è sinceramente ammirata.
“L’illuminazione di quasi tutte le case – descrive – il patetico suono delle bande, il canto musicale del Miserere ripetuto da tutte le Confraternite, la moltitudine dei devoti che, con ceri accesi, accompagnano i simulacri del Crocifisso e dell’Addoloratissima sua Vergine Madre”.
Poi, insistendo sui dettagli: “la turba delle fanciulle e dei fanciulli elegantemente vestiti che portano, con mano devota, chi un gallo, chi un calice, chi una corona di spine, chi una tenaglia, chi un chiodo e chi una croce”. E, ancora, a seguire: “i diversi drappelli di militi e quelli che indossano l’antico abito giudaico”. Fra tutti – la conclusione – “destano una mestissima commozione nel cuore”.
Certo, quella di Romagnano è una tradizione che, avvicinandosi a compiere i 300 anni di vita, è uno dei più pregevoli fenomeni di costume di un patrimonio culturale inestimabile.
La sua storia è stata ricostruita organicamente da don Angelo Luigi Stoppa che ha pubblicato la sua ricerca nel 1979.
La Passione di Romagnano porta come data d’inizio il 1729 quando i Confratelli dell’Enterro sono stati chiamati a riunirsi per “riorganizzarne” le celebrazioni. Ovviamente, se si doveva “riorganizzare” occorre mettere nel conto che, precedentemente, già ci fosse un qualche evento. Del resto, non è così difficile risalire al periodo della dominazione spagnola (1500) che deve aver lasciato i segni del suo passaggio: a cominciare dal termine “enterro”.
La prima cerimonia del ricostituito comitato risale al 1731 “quando – secondo il resoconto del 1831 – funne governatore il conte Carlo Tornielli”.
Il dipanarsi delle manifestazioni ha costruito un patrimonio collettivo di proporzioni immani. Giusto per esemplificare, l’attuale comitato del Venerdì Santo ha raccolto un milione di fotografie che rappresentano (forse) il cinquanta per cento delle immagini scattate e stampate nelle varie edizioni della Passione. Ogni famiglia ne conserva centinaia perché, in ognuna, c’è qualcuno che – protagonista o comparsa – ha partecipato alle recite del Venerdì Santo. Contribuire alle manifestazioni della Settimana Santa è una questione di prestigio e di orgoglio personale e la “parte” da esibire ha un peso così importante da incidere nella memoria collettiva.
Il servizio integrale disponibile a partire da venerdì 31 marzo, sul cartaceo in edicola o online.