Erano i tempi del “scirisö”, il bottegaio dove tutti andavano a fare la spesa con il libretto dove segnare quanto restava da pagare. O quelli in cui il passatempo più bello, per i bambini, era fare lunghe scorribande sulle rive dell’Agogna. Quando nella strada mancava l’acqua corrente e il riscaldamento.
I bimbi di allora non sapevano quanto fosse il divario da colmare tra loro, la ‘tribù’ dei Pépartèra (gli scalzi), come erano chiamati i ragazzini di via Biandrate, e i ‘patachìn’, ossia i ‘cittadini’. Eppure vivevano felici di quel poco che avevano.
Storie, personaggi e aneddoti di allora si possono trovare nelle 246 pagine di “Via Biandrate. I ‘favolosi’ anni Cinquanta”, libro scritto da Silvano Crepaldi, editore di Asinochilegge, che sarà presentato domenica 24, alle 16, al Centro culturale “La Riseria”.
Costo del volume, 10 euro. Un viaggio, tra dialetto e tradizioni, in cui a fare da guida è un bimbo nato e cresciuto negli anni ‘50 in una strada di periferia, via Biandrate, a Santa Rita.
“Là dove c’era l’erba ora c’è una città. E quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà?” cantava Adriano Celentano ne “Il ragazzo della Via Gluck” a metà anni ‘60. Ora, a ricordare il passato, tornando ogni tanto nella strada che è stata la sua casa, è Crepaldi.
«Ho vissuto in via Biandrate per un quarto di secolo. Ogni volta che mi capita di passare, riesco ancora a immaginare le case che non ci sono più e le persone che le abitavano “ai miei tempi”, in una sorta di rendering che la memoria fa scaturire. Così – spiega – prima che i ricordi facciano la fine dei miei capelli ho deciso di raccontare quanto sono riuscito a salvare di quel periodo». Un volume scritto in italiano, ma con ampi brani in dialetto, legati soprattutto ai personaggi descritti nelle pagine.
«La strada ha ancora una parte simile a quegli anni, quando c’erano molti cascinali. Ora ci sono tantissimi condomini, un supermercato, una ferramenta. A restare un po’ come allora, nella vicina via Conti di Biandrate, sono il Centro La Riseria e alcune case».