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Ogni anno, di questi tempi, siamo chiamati ad una scelta: destinare il nostro 5×1000. Un piccolo-grande esercizio di democrazia che quest’anno Pepita invita a dedicare ai ragazzi che presentano Disturbi dell’apprendimento.

Non si tratta di una malattia, neppure di un deficit cognitivo né di una mancanza di volontà. I Dsa – che comprendono dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia – rappresentano piuttosto un altro punto di vista rispetto a come i ragazzi “leggono il mondo”. Ad esempio, anche una certa difficoltà a comprendere un testo, può dipendere da questa particolare condizione che, se non diagnosticata per tempo, può sì rappresentare un ostacolo importante per la quotidianità di bambini e adolescenti.
Nessun “disturbo”, quindi, almeno non tanto da doversi scusare.

Proprio da questo principio nasce la campagna di Pepita per la raccolta 5×1000 del 2023. “Scusate il disturbo”, infatti, si riferisce alla richiesta di sostegno dei corsi doposcuola organizzati gratuitamente da Pepita in tutta Italia per gli studenti con Dsa delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Una domanda in costante crescita, così come le diagnosi di questo disturbo nel nostro Paese: le ultime rilevazioni attestano infatti che oltre il 5% degli studenti rientra in questa casistica.

Dal 2021 gli operatori di Pepita, educatori professionali e psicologi, gestiscono più di una decina di attività extra scolastiche a beneficio dei ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento e accompagnando tutta la comunità educante in un percorso di attenzione, cura e ascolto degli studenti. La finalità non si limita ad ottenere la parificazione e una riparazione in termini didattici. Se rispetto allo studio si sviluppa un percorso motivazionale, ragazze e ragazzi diventano protagonisti di un percorso emotivo, capace di accrescere la cooperazione e le relazione tra pari.

Il primo obiettivo è certamente quello di trasferire competenze, ma anche di formare quegli anticorpi del cuore fondamentali per il futuro di questi ragazzi, spesso vittime di discriminazioni e solitudini”. Una sfida bellissima, per riuscire a trasmettere serenità, equilibrio e fiducia a tutti i ragazzi che ogni giorno si trovano a tradurre la propria percezione del mondo per poter leggere, scrivere e comprendere ciò che li circonda. L’impegno è garantire nel tempo una piena autonomia, non solo nell’apprendimento, ma anche in termini di impatto psicologico e di sicurezza dei propri mezzi, che spesso per i Dsa sono anche superiori alla media.

In questa logica l’azione di Pepita coinvolge tutta la comunità educante, investendo sulle persone, prima ancora che sulle metodologie, nonché su quel principio di umanità che rappresenta la vera benzina per il percorso di crescita di tutti i ragazzi.

I doposcuola di Pepita pensati per i Dsa contano su 20 operatori qualificati, alcuni dei quali a loro volta si erano visti diagnosticare disturbi dell’attenzione in età scolastica. Le attività, senza alcun costo per le famiglie, si svolgono all’interno di spazi comunali, gestiti dall’associazionismo locale, negli oratori, oppure nei luoghi preposti all’aggregazione e alle attività culturali.

Un impegno quotidiano che supera le 1200 ore durante tutto l’anno scolastico, in rete con i genitori, gli insegnanti e tutti gli adulti che hanno ruolo nella vita di questi ragazzi. Allenatori, maestri di musica, animatori o educatori.

Senza dimenticare i professionisti in campo scientifico e neurologico coinvolti dalle singole famiglie.
Un servizio, quello di Pepita, pensato e costruito a 360 gradi attorno alle esigenze dei ragazzi, che può contare sulla supervisione di psicologi esterni e professionisti riconosciuti nella certificazione dei disturbi dell’attenzione.

Ivano Zoppi, presidente di Pepita Onlus

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