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 Un «anno di grazia», un «tempo di riconciliazione personale, familiare, sociale e per la pace fra tutte le nazioni». Il vescovo Franco Giulio Brambilla ha aperto a Novara oggi pomeriggio, domenica 29 dicembre, il Giubileo 2025, dopo che questa mattina il cardinal Baldassarre Reina, vicario del Papa per la diocesi di Roma, aveva presieduto il rito in san Giovanni in Laterano, segnando l’avvio dell’Anno Santo in tutte le diocesi del mondo.

Più di un migliaio i fedeli presenti, che dopo l’incontro in Basilica con la lettura del vangelo e di brani dalla bolla di indizione “La speranza non delude” – introdotto dal delegato episcopale per il Giubileo don Gianmario Lanfranchini e guidato dal vicario generale mons. Fausto Cossalter – hanno attraversato in processione le vie del centro ancora colorate delle luci e dello struscio natalizio, per giungere in duomo.

Con tre parole forti che come un filo rosso hanno cucito l’intero pomeriggio di ascolto e di preghiera: la prima proprio «Giubileo», e poi «pellegrinaggio» e «speranza», dal titolo scelto da Francesco per questo Anno Santo: “Peregrinantes in spem”.

Giubileo, «tempo di riconciliazione e di cambiamento»

Parole sottolineate dal vescovo nella sua omelia [qui il testo integrale]: «Il Giubileo è un dispositivo della fede ebraica che, al capitolo 25 del Levitico», ha detto spiegandone l’origine e sottolineandone poi il senso cristiano: «Nel Vangelo – ha detto – Gesù allarga il significato del Giubileo per le situazioni di dipendenza, di schiavitù, di fragilità, annunciando nella prima predica di Nazareth la liberazione per tutte le condizioni oppresse e disagiate.  Ecco questo è il Giubileo cristiano: l’anno di grazia del Signore per la riconciliazione personale, familiare, sociale e per la pace fra tutte le nazioni. Per noi qui presenti: ognuno si fermi un momento prima di entrare nel nuovo anno e immagini su che cosa deve cambiare vita per sé, per la propria famiglia, per la città e la vita sociale, e per il mondo intero. Bisogna farlo con lo spirito del Giubileo che è riconciliazione, perdono, condono, pace. Chiediamo a gran voce che il 2025 sia l’anno della pace nei teatri di guerra, della remissione del debito dei paesi poveri, della misericordia per tutti».

Pellegrini «per andare alle sorgenti della fede e ritrovare se stessi»

Ma è la dimensione del pellegrinaggio quella che Brambilla ha messo con più decisione al centro della sua omelia: «Una riflessione spirituale sul pellegrinaggio deve ricuperare le forme con cui l’uomo e la donna, per rinnovare la propria identità, possono attingere a una riserva di senso che colmi la loro natura estroversa e pellegrinante. L’homo faber che produce e trasforma, calcola e costruisce, quantifica e accumula, ha bisogno dell’homo viator che si meraviglia e incontra, che perde tempo per trovare il proprio ritmo temporale, che esce da sé per ritrovare se stesso».

In ogni epoca, in ogni contesto culturale il viaggio ha avuto un senso differente: dal pellegrino medievale, all’esploratore del ‘700 e ‘800 sino al turista contemporaneo, protagonista di «un caotico fenomeno di massa, che corre il rischio di diventare il “vagabondo” o il “bighellone” che si sposta quasi senza scopo, se non quello di “divertĕre” (evadere) dalla vita quotidiana e di divertirsi (evadere da se stesso)».

Recuperare il senso del pellegrinaggio cristiano e giubilare, invece è come accettare una provocazione: «andare alle sorgenti della nostra fede e della nostra cultura occidentale per cambiare vita e convertire noi stessi, riconoscendo l’altro e ritrovandoci nel diverso da noi. L’altro non è un nemico ostile e concorrente, ma un tu promettente e benefico. Solo così potremo smontare tutte le nostre paure, costruire legami forti, superare le polarizzazioni di cui vediamo ogni giorno triste spettacolo in TV, sui social, nella comunicazione pubblica. Dobbiamo dircelo con franchezza: invochiamo la pace, ma poi il nostro parlare, decidere e fare ha spesso il tratto minaccioso della paura, dell’indifferenza e dell’aggressività. Prima nelle parole, che nei fatti!».

Speranza «motore dell’essere pellegrini»

Guardare oltre, dunque, non lasciarsi travolgere dal quotidiano per ritrovare una nuova e più sincera dimensione di se stessi e della propria fede. In questo senso, il pellegrinaggio non solo è «amico della speranza», ma ne è anche un «motore nascosto».

«Il pellegrinare – ha sottolineato Brambilla –  deve incidere sul corpo, sulla fatica, sull’immaginario, sui desideri, deve mettere alla prova noi stessi. Il pellegrinaggio ha un carattere agonistico e agonico, è sfida al tempo che passa, alla morte che affligge il nostro quotidiano corroso dal consumismo e dall’iperattivismo. Il pellegrinaggio è luogo della “conversione”, della guarigione delle ferite dell’io, della redenzione dei blocchi comunicativi, del ricupero dell’uomo come essere di relazione. Alla fine, ha bisogno di una mèta che può ritrovare nella fede degli Apostoli, che ho presentato nella mia lettera pastorale di quest’anno, con Le Dieci Parole della fede, perché rinnovi coraggiosamente il nostro essere discepoli di Gesù e fratelli nella comunità dei credenti».

Il Giubileo e la Chiesa di Novara

Proprio i pellegrinaggi saranno al centro dell’Anno Santo in diocesi [qui don Lanfranchini presenta il cammino giubilare in diocesi]. Anzitutto quello diocesano si terrà dal 17 al 20 febbraio, con quasi 600 partecipanti in cammino verso Roma. Poi quelli dei giovani e degli adolescenti, dei sacerdoti giovani e dei seminaristi,  e quello delle famiglie.

Anche in diocesi è stato attivato un “percorso giubilare” che si articolerà attraverso la cattedrale e altre chiese giubilari diocesane in tutto il territorio: i santuari di Boca, del Boden, della Madonna del Sangue di Re, del Sacro Monte di Varallo e della Santissima Pietà di Cannobio.

Coloro che sono impossibilitati a recarsi a Roma qui potranno partecipare a celebrazioni giubilari o per un momento di preghiera personale.

Saranno poi valorizzati i tanti santuari locali dove in date definite e autorizzate dal vescovo su richiesta del parroco si potrà vivere la grazia giubilare partecipando a delle celebrazioni.

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