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Un’illustre domese compirà tra pochi giorni cento anni: si tratta di Maria Viarana. Nata il 23 marzo 1923, Maria – meglio conosciuta come Mariuccia – dopo gli studi presso l’Istituto Rosmini, è stata impiegata per alcuni anni all’ufficio anagrafe del Comune di Domodossola, per poi approdare alla casa di spedizione Saima, del Commendatore Germano Barbero. Qui, dopo regolare esame, ha acquisito la patente di spedizioniere doganale: prima – e allora unica – donna in Ossola. Corrispondente francese per la Saima, Maria si è dedicata con passione allo studio delle lingue inglese e tedesco.

Dopo la pensione, nel 1979, è stata anche molto impegnata nel sociale in qualità di Presidente dell’associazione San Vincenzo, che si occupa di assistenza a persone e famiglie bisognose. Chiamata da don Marco Botta, dal 1994 è diventata il punto di riferimento del Centro d’Ascolto Parrocchiale Caritas, per la raccolta di generi di prima necessità a favore di persone e famiglie in difficoltà finanziarie. Nel 2006, il Comune di Domodossola le ha conferito il premio di “Domese dell’anno”. Maria vive con la sorella Giuseppina (classe 1925), per molti anni stimata insegnante alle Kennedy, oggi presidente del Consorzio per le Cappelle del Calvario.

Il mondo e Maria

Maria Viarana legge ancora quotidianamente il giornale perché vuole essere aggiornata sulle vicende politiche italiane e del mondo. Poca televisione: solo il telegiornale in prima serata. La passione per la cultura, la musica e i viaggi ha da sempre unito le sorelle Viarana: «A partire dal 1979 abbiamo compiuto viaggi in tutto il mondo; il primo importante è stato a Hong Kong e poi Singapore e Bangkok. Siamo state anche in Cina, Giappone e Australia. In India ben tre volte» spiegano Maria e Giuseppina. «Fino a due anni fa andavamo regolarmente alla Scala. Continuiamo ad amare la musica e la lettura, una passione che ci ha trasmesso la mamma» rivela Mariuccia.

La festa di compleanno e il ricordo del babbo

Maria Viarana festeggerà il compleanno, con una festa al ristorante dell’hotel Corona, circondata dall’affetto dei suoi parenti. Un ricordo sempre presente dell’infanzia è il papà, mancato nel 1939 quando lei aveva sedici anni: «Il babbo era sempre buono ed educatissimo, la sua morte è stata il più grande dolore della mia vita» confida. Mariuccia si ritiene fortunata di avere avuto una famiglia meravigliosa che le ha insegnato molto, anche di non lamentarsi mai: «Grandi acciacchi per fortuna non ne abbiamo, ma si è limitati dall’età. Quando è scoppiata la pandemia, la nostra dottoressa ci ha ricordato che siamo fragili e perciò dovevamo restare a casa. Non uscivamo mai e siamo riuscite anche con la pandemia a cavarcela». Nella sua lunga e attivissima vita, Maria è fiera di essere riuscita a fare qualcosa per il prossimo. «Aiutare il gli altri è sempre difficile – conclude – ma non c’è mai nessuno che abbia bussato alla mia porta e se ne sia andato, senza aver ricevuto conforto».

Il servizio integrale disponibile da venerdì 17 marzo, sul cartaceo in edicola o online.

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