«Lo so maestra, non sono un bambino attento. Son distratto e un po’ matto. E anche la mamma lo dice. Io mi sforzo d’esser perfetto anche se non ho ben capito questo concetto! Maestra ti racconto un segreto. La mia mamma oggi mi ha portato da un dottore. Le ho detto che non son fatto per questo pianeta, che non avrei voluto nascere e che avrei voluto solo morire».
È parte della poesia di un bimbo con disturbo da deficit di attenzione-iperattività Adhd che descrive la situazione e le difficoltà che vive ogni giorno. Una poesia letta al convegno dei catechisti della diocesi di Novara dal titolo “Il cuore del catechista batte ancora?”. A ospitare l’incontro, la Casa di Spiritualità Maria Candida di Armeno. Al centro della giornata di lavoro e riflessione l’accompagnamento dei bambini, dei ragazzi, in particolare coloro che si trovano in condizioni di fragilità, dai disturbi dell’attenzione all’iperattività a quelli dell’apprendimento, come dislessia e discalculia, sino alla disabilità intellettiva o a criticità vissute in famiglia.
Obiettivo aiutare i catechisti, nel loro contatto con i bambini, all’attenzione, alla cura, intervenendo nel gruppo in modo che il ragazzino con difficoltà non venga emarginato, ma coinvolto, incluso e aiutato. A condurre l’attività è stata la psicopedagogista Sara Perona di “WeCare Famiglia” (Centro diocesano per la famiglia “A.G. Comoli” di via Massaia a Novara e con una sede anche a Omegna a Casa Mantegazza), presenti alla giornata – guidata dalla responsabile diocesana per la catechesi Monica Prandi – con Marco e Margherita Invernizzi direttori del centro.
Un’attenzione alla fragilità che si colloca nell’ambito della lettera pastorale di quest’anno del vescovo Franco Giulio Brambilla, dal titolo “Chi è il mio prossimo?”, dedicata alla Carità, alla cura, all’attenzione all’altro.
Soprattutto a chi è in difficoltà, a chi fa fatica. Ne abbiamo parlato proprio con Laura Bagnati, anch’essa psicologa del Comoli, che ha contribuito a preparare il convegno. «L’intento – spiega Bagnati, – è quello di trovare strade funzionali e utili all’inclusività, all’inclusione del bambino nel gruppo del catechismo. Per bimbi con questi problemi, infatti, spesso accade che i loro coetanei li isolino, li allontanino, anche dal gioco». Tra i disturbi esaminati anche quello oppositivo provocatorio, Dop.
I catechisti hanno così appreso le peculiarità di ogni singola patologia, dall’umore arrabbiato-irritabile per chi soffre di Dop alle differenze nelle capacità di apprendimento e nelle abilità quali lettura, scrittura, aritmetica per la disabilità intellettiva. Un corso preparato per i catechisti, ma che in realtà, spiega Bagnati, «è trasversale. Le famiglie portano i bambini a catechismo e nasce l’esigenza di un’equipe d’aiuto, formata dai genitori, dalla scuola e anche delle stesse catechiste, che, una volta a settimana, incontrano i ragazzi. Bambini che non recepiscono, che hanno potenzialità inferiori, che tendono a fidarsi di tutti e non vedono malizia nell’azione dell’altro. L’intento è di impedire l’emarginazione e un’escalation di sempre più graduale isolamento. Il nostro centro, tra l’altro – conclude Bagnati – darà sostegno ai catechisti della diocesi dinanzi a casi che lo richiedano. Vedremo come intervenire da situazione a situazione. Già lo stiamo facendo. Certo occorrerà studiare interventi diversi, perché non tutti i bambini sono uguali. L’importante è fornire una mano al piccolo e alla famiglia».
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