“Qul lì l’è sctrachintò”. Poche parole che, per dire “quello lì è stupefatto”, rendono la forza del dialetto, delle lingue locali. Il 17 gennaio ricorre la Giornata nazionale che li promuove, giunta all’11esima edizione e partita proprio da Novara, grazie all’associazione Nuares.it e a Giorgio Ravizzotti.
La frase, suggerita in cavagliese da Pier Carlo Tacca, cultore del dialetto, dà un’immagine più diretta di quanto si vuole dire, più ricca di colori. Che poi sono le caratteristiche che faranno sì che le parlate locali non moriranno mai. Ci sarà sempre qualcuno che ne porterà traccia con sé.
Una forza che ci viene spiegata da Gianfranco Pavesi, fondatore dell’Academia dal Rison e docente. «Una lingua – riferisce – è sempre il prodotto e insieme lo specchio della civiltà che l’ha costruita nei secoli. Per questo più una lingua è ‘locale’, cioè territorialmente ristretta, e più aderisce alle minute pieghe di quella civiltà sino a diventarne una vera e propria pelle. Il nostro “dialèt” è la pelle della nostra realtà, del nostro modo di pensare e agire, del nostro modo di essere».
Per questo, pur essendo meno numerose, «”i paroli dal dialèt” ci rappresentano e ci definiscono meglio». Pavesi propone un esempio calzante e che riguarda l’aggettivazione sul carattere. «Come definire in italiano, con la stessa efficacia, uno che è “malmustus”? E infatti l’italiano prende “malmostoso” dal milanese. In questo un grande ruolo hanno gli scrittori».
Per celebrare la Giornata del dialetto, domenica 14 gennaio, dalle 15, all’Arengo del Broletto, torna “Cara, Vegia Nuara”, promossa da Pro Loco Novara, con la collaborazione di Raccontiamo Novara, Ama Novara Onlus, Unpli, che raduna le Pro Loco d’Italia e con patrocinio di Comune e Provincia.
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