Trentratreesima partecipazione al Festival di Sanremo per il novarese Carlo Casoli, giornalista Rai, torinese d’origine, che, dal 1992, segue l’Ufficio Stampa della kermesse canora, curando i rapporti con i giornalisti. In queste oltre tre decadi ha visto passare tutti i più grandi nomi della musica italiana e non solo. Al suo esordio come giornalista festivaliero vinse Luca Barbarossa con “Portami a ballare”.
«In trentatré anni di Festival – racconta – vedi cambiare la musica italiana, ma scorgi anche i mutamenti dell’Italia stessa, modi, abitudini. Negli ultimi anni stiamo vivendo un Festival che ha riavvicinato i giovani, le nuove generazioni. Merito, questo, sicuramente di Amadeus e delle scelte fatte durante la sua direzione artistica».
Sul palco «ho visto passare davvero il mondo. Da politici come Gorbaciov sino a un premio Nobel come Renato Dulbecco, che il Festival l’ha presentato». Era il 1999 e lo scienziato fu tra i presentatori con Fabio Fazio e Laetitia Casta. «E poi, per me è stata qualcosa di indimenticabile la presenza sul palco, da solo con la sua chitarra, di Bruce Springsteen con il suo “The ghost of Tom Joad”.
All’Ariston si sono alternati davvero i più grandi artisti nazionali e mondiali. Tra i tanti ricordo Madonna, Sting, Diana Ross, Bono e The Edge degli irlandesi U2. E ancora il Duca Bianco, David Bowie, i Cranberries, uno dei gruppi di maggior successo degli anni ’90, i Rem e, negli ultimi anni, un artista unico come Elton John». Senza dimenticare, «Cat Stevens, di cui moderai, come spesso capita con gli artisti stranieri – rileva Casoli – la conferenza stampa di presentazione».
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