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Concimi sparsi sui campi secondo mappe satellitari e di produzione, software e app per la gestione aziendale; lavaggio e recupero dell’acqua della botte irroratrice. Ancora: impianto fotovoltaico; fossetti per la riproduzione delle rane, mantenimento di aree ad incolto, dove sono presenti noccioleti. Semina della risaia in sommersione. Tutto ciò che serve per affermare: questa è agricoltura sostenibile, secondo gli indirizzi voluti dal “Green Deal”, il nuovo corso indicato da Bruxelles, auspicato, controverso e discutibile.

Siamo alla “Torre dei Canonici” di Lumellogno, periferia di Novara, società agricola “AnFed Agri”, che oltre a gestire circa 316 ettari coltivati quasi tutti a riso e ad altri cereali in avvicendamento (mais e soia), ha lanciato un agriturismo-resort di livello. Questa realtà è stata premiata pochi giorni fa a Casale Monferrato da “Riso Gallo”, che ha scelto quattro eccellenze italiane per la seconda edizione del progetto “Il riso che sostiene”. A ricevere il riconoscimento è stato Andrea Pavesi, rampollo di un casato che a Novara non può passare inosservato. Suo nonno si chiamava infatti Mario, capitano d’industria, il “re dei Pavesini” e l’inventore degli autogrill sulle autostrade italiane. Dai biscotti al riso il passo è stato notevole, ma tutto sommato il legame con la terra è rimasto. Il nonno veniva da Cilavegna in provincia di Pavia, circondato dalle risaie. E quando approdò a Novara non recise mai le radici. Anzi.

Scomparso nel ’90, ceduta l’azienda alla Montedison, poi passata alla Barilla, il mito di Mario Pavesi, approdato dalla Lomellina come piccolo produttore di biscotti, poi diventato Cavaliere del Lavoro, è rimasto nella storia dell’imprenditoria italiana e novarese. Non molto lontano dallo stabilimento di corso Vercelli, il “sciur Pavesi” aveva acquistato i terreni di quella che sarebbe poi diventata l’attuale azienda agricola. La nuora Patrizia ha riattato l’antico edificio della “Torre dei canonici”, facendo la scelta di andare a vivere in campagna, sulle tracce degli avi, ma optando per un’agricoltura moderna e sulla biodiversità. La produzione, sotto il marchio “Acqua e sole” rispetta l’artigianalità, il riso viene sbramato a pietra per mantenere le sostanze nutritive delle varietà più ricercate (Carnaroli), ma anche Pantera (riso nero) e Cardinale (rosso). Il figlio Andrea sta percorrendo questa strada, mantenendo saldo il legame con i valori tramandati dal nonno e uno sguardo al futuro. Visionario e coraggioso, proprio come lo era Mario Pavesi: trattrici dotate di guida satellitare, minima lavorazione del terreno, il rispetto per la natura. Sono questi i cardini sui quali Riso Gallo ha deciso di assegnare all’azienda il punteggio più elevato in termini di innovazione tecnologica.

Il progetto dell’industria di trasformazione del riso, con sede a Robbio Lomellina (PV) coinvolge 181 aziende sul territorio compreso tra Pavia, Vercelli, Novara. Il premio è intitolato a Mario Preve, scomparso un anno fa e padre di tre figli che oggi proseguono nell’attività in Italia e all’estero. I risicoltori che aderiscono a questa iniziativa devono seguire protocolli molto rigidi, sottoscrivere “La carta del riso”, nel rispetto dei principi della sostenibilità agricola, con l’obiettivo di preservare la fertilità del suolo e garantire sempre più elevati standard di prodotto.

Con Pavesi sono state premiate altre aziende. Anna Maria Rognoni e Cristina Ballone della cascina Paletta di Cassolnovo (PV), ai confini con il Novarese, hanno conseguito il punteggio più alto nella classifica generale. Si sono distinte per alcune pratiche agroambientali a tutela della biodiversità: siamo all’interno dell’area naturale protetta del Parco Lombardo del Ticino, qui nel 1475 Ludovico il Moro – con l’irrigazione favorita dagli interventi di Leonardo da Vinci – istituì la prima e vera risaia italiana. Sempre in Lomellina un riconoscimento è andato a Antonio Mairano, di Cozzo: l’azienda ha aderito alla “Operation Pollinator” promossa da Riso Gallo con l’obiettivo di favorire la biodiversità e garantire rifugio agli insetti impollinatori. Infine ad Alice Cerutti, titolare di Cascina Oschiena di Crova (VC), che ha aderito al progetto Life Natura 2000, per ricreare un ambiente naturale tipico delle zone umide, con fontanili, piantumazione di piante e siepi sugli argini e i canali. Attualmente Cascina Oschiena è l’unico sito di nidificazione in Italia per garantire il ripopolamento della pittima reale, uccello migratore a rischio estinzione.

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