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La stagione sciistica parte con buoni auspici e – così come è stata per quella estiva – il turismo montano sta vivendo una fase post Covid di espansione. Un tema di sviluppo dei territori alpini è quello di verificare se vi siano anche altre forme di turismo, oltre a quelle standard e ben consolidate, rivolte a target diversi, interessati agli aspetti naturalistici della montagna. Un’ipotesi, tra le tante, è la trasformazione di alpeggi in stato di sottoutilizzo o di abbandono in nuove forme di accoglienza, sia per riabitare la montagna, sia per ampliare l’offerta turistica.

Vanno quindi studiate (partendo da alcune formule già collaudate) le condizioni a cui è possibile la trasformazione di alpeggi non utilizzati, in luoghi di co-living, cioè spazi di vita e di lavoro adatti ad ospitare nuovi target di turisti. Si tratta sia di persone alla ricerca di periodo di sosta / isolamento (senza rinunciare però ai confort), sia smart workers e nomadi digitali, cioè liberi professionisti (anche stranieri) che possono lavorare da qualunque parte del mondo, con bisogno di una connessione. Persone che vogliono lavorare e vivere beneficiando del potenziale ristorativo della montagna e che cercando luoghi in cui ciò è possibile. Vi è poi il target del turismo esperienziale, che in montagna cerca luoghi inconsueti in cui vivere periodi anche solo di pochi giorni.

Che un grande numero di alpeggi sia in stato di abbandono è evidente. In Italia, si parla di 6.000 “paesi fantasma”. Tuttavia, i censimenti conoscitivi sono pochi di numero e riferiti solo a spicchi di territorio. Un lavoro importante è stato condotto nel 2020 dalla “Unione dei Comuni e delle Comunità degli Enti Montani” con la ricerca “Borghi alpini e borghi appenninici del Piemonte”. Altri dati rilevanti sono la stima del Catasto Edilizio dell’Agenzia delle Entrate che parla di 800mila fabbricati rurali non dichiarati. E nella sua recente tesi Marica Vesco ha contato 390 alpeggi in Valle d’Aosta, 51 dei quali abbandonati.

L’articolo integrale in edicola il prossimo 5 gennaio. Altri articoli e altre notizie provenienti dalla Diocesi di Novara si possono trovare sul nostro settimanale, che si può leggere anche online, abbonandosi o acquistando il numero che interessa direttamente da qui.

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