Sono nelle librerie due nuovi libri di don Piermario Ferrari, “La scoperta del silenzio. In ascolto dell’Essere” (Edizioni Cantagalli, Siena 2024, pp. 210) e “Post-Metafisica?” (Armando Editore, Roma 2024, pp.152). Sacerdote della diocesi di Novara, Ferrari è stato per molti anni direttore degli studi del Seminario e dell’Istituto di scienze religiose di Novara, oltre che docente di materie filosofiche e teologiche a Venezia (presso l’Istituto di Studi Ecumenici) e a Torino (al biennio di specializzazione).
Nelle sue due ultime opere, Ferrari concentra la sua ricerca su due dimensioni che sembrano essere marginali – o del tutto dimenticate – da parte dell’indagine filosofica: quella del silenzio, e degli intrecci strettissimi con il “dire” filosofico, e poi quella della metafisica, solo apparentemente abbandonata dal pensiero filosofico degli ultimi due secoli, ma in realtà ancora presente (e influente) nello sviluppo della riflessione sull’oggi.
«Il sapere filosofico sembra non avere mai avuto come preoccupazione quella del silenzio – dice l’autore -. Eppure, il silenzio attraversa l’evoluzione del pensiero da Platone sin ai nostri tempi. Ciò che sembra essere “fuori gioco” nell’atmosfera e nella cultura del nostro vivere quotidiano, così segnato, come direbbe Heidegger, dalla “chiacchiera-curiosità”, riemerge, tuttavia, potentemente nello stesso pensare filosofico e, addirittura, nella dicitura teologica, a partire dal suo ineffabile “Inizio”, intreccio insondabile di Silenzio e di Parola».
Ancora più deciso e intenzionale è l’intento di rovesciamento di prospettiva ne “Post-Metafisica?”. «Pare ormai luogo comune, quasi uno stereotipo (a partire da Kant) – riprende Ferrari -, dichiarare la “morte” della metafisica, questa sorta di “gabbia” (come disse Nietzsche) che da sempre ha irretito il pensiero occidentale. Eppure, rivisitando alcuni “luoghi” esemplari di questa indebita occupazione territoriale, si possono in verità far affiorare tutta una serie di persistenze della stessa “metafisica”, magari sottotraccia o deragliate, che diventano una sorta di paradossale auspicio della sua ripresa».
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