Il Governo Meloni compie un anno. È il primo nella storia d’Italia presieduto da una donna che è anche il primo leader di un partito decisamente di destra.
I sondaggi registrano un calo di consensi.
A dire il vero, ne soffre più il governo che il Presidente del Consiglio, che continua ad avere un buon livello di fiducia personale, a differenza della coalizione che invece si presenta spesso divaricata e conflittuale su tutto: dalle tasse sui profitti bancari alle politiche europee alle riforme costituzionali. In questi mesi lo sforzo continuo della Meloni è sembrato concentrato nel cercare una forte legittimazione internazionale nei nostri alleati di sempre, gli Stati Uniti, e un riconoscimento in Europa.Dunque da un lato (quello della politica estera) sforzi utili e coronati da successo e, dall’altro (il “fronte interno”) un affanno evidente nel tenere compatta la sua maggioranza.
L’orizzonte delle prossime elezioni europee e regionali del 2024 spinge Salvini a cercare spasmodicamente consensi anche a costo di differenziarsi sempre e comunque; e così la Forza Italia di Tajani alle prese con l’incognita delle prime elezioni senza Berlusconi.
Stretta in questa tenaglia, la posizione presa sui migranti – che ancora una volta, colpevole anche l’Europa, non riesce ad uscire da un approccio di emergenza – sembra anzitutto una risposta alle voci che arrivano da destra.
Ma è sul piano delle politiche economiche e di bilancio che emergono soprattutto le difficoltà.
Le energie residue non sembrano bastare a impostare una credibile linea anche di medio termine sulla politica economica alle prese con un PIL in discesa, il ritorno di più stringenti vincoli europei sul debito pubblico, le difficoltà oggettive a sostenere i redditi più deboli rispetto al carovita crescente, alla crisi della sanità. Insomma, sembra sempre più un governo più chiuso su se stesso che aperto ai problemi dei cittadini, delle famiglie e delle imprese.
Gli stessi problemi di fondo sembrano riguardare anche l’opposizione. Anzitutto a sinistra. Con un’alleanza o maggiore collaborazione fra Cinque Stelle e Pd che stenta a decollare, e il Pd stesso in cui rischiano di riaprirsi per l’ennesima volta le usuali divisioni interne fra sensibilità diverse.
E poi un centro frazionato e diviso dopo il divorzio politico ormai consumato fra Renzi e Calenda, con Azione più vicina al Pd e Italia Viva più interessata a un confronto con il centrodestra.
Un anno di governo Meloni, mostra il sistema dei partiti che si sta riavvitando velocemente su se stesso dimenticando o trascurando i problemi del Paese.
Pier Luigi Tolardo