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Santino Bassi ha 31 anni, è uno stradino e abita con la moglie Santina Monelli e con i figli in Borgo San Martino a Novara.

Nel 1910 viene riformato alla visita di leva per insufficienza toracica ma, il 31 agosto 1915, è uno dei tanti a essere richiamato per partire per il fronte.

La sua storia viene ricostruita attraverso alcune lettere scritte alla famiglia dalla trincea: lettere giunte a
Giorgio Carfagna, grazie ad alcuni parenti del figlio Cecco, sepolto a Nibbiola.

La vicenda di Bassi e della sua vita al fronte è al centro di “Un novarese in trincea”, conferenza che si terrà domenica 5 novembre, alle 16, ai Musei della Canonica del Duomo.

A curare l’appuntamento, proprio Carfagna, socio dell’associazione @rteLab, che promuove l’incontro.

Nelle lettere, l’affetto per la moglie e i figli e il timore di non poterli più rivedere.

Il 20 ottobre (1915) scrive a Santina di non preoccuparsi: «sono contento che siete tutti in buona salute. Guarda che noi siamo al fronte, ma fino ad adesso non abbiamo combattuto».

Racconta di vedere «le granate che scoppiano poco davanti a noi, che a vederle mettono paura».

E ancora «ti dico di non pensare male. Se io non scrivessi, non aver paura, perché sotto il fuoco non possiamo scrivere quando vogliamo. Speriamo di rivederci

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