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Il maltempo l’ha ‘obbligata’ in chiesa senza però farne perdere bellezza, originalità e tradizione. La Processione del Venerdì Santo della Confraternita della Santissima Annunciata ha riempito in ogni ordine di posto le panche della parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo e confermato di essere, unitamente a quella di Romagnano Sesia, una delle più importanti manifestazioni religiose della Settimana Santa del novarese. Quasi trecento le comparse, tra adulti e bimbi delle scuole elementari cittadine. Tutte, strette una fianco all’altra, in silenziosa devozione. “La Confraternita – spiega il priore Alberto Cavestri – è stata fondata nel lontanissimo 1595. Io ne faccio parte dall’età di cinque anni, quando ho iniziato a seguire i miei genitori. La Settimana Santa è un momento felice perché ci si appresta a organizzare la processione con tante giornate ricche di impegni e attività da svolgere”.

Con tante emozioni e infinita fede. “Le emozioni che si provano sono sempre molto forti ma al tempo stesse uniche nella loro bellezza. E fanno anche molto riflettere”. E qualche novità in vista. “Stiamo cercando di attuare un cambiamento – prosegue Cavestri – affinché la Confraternita diventi un mezzo per nuove attività. Per questo motivo diventa importante anche la gestione della Santa Maria come chiesa, il senso di appartenenza, fraternità e aiuto di questo persone”. Mi sono avvicinato diversi anni fa alla Confraternita – aggiunge il confratello Jacopo Colombo – un po’ per motivi di studio un po’ per mie affinità caratteriali. Mi ricordo quando, fin da piccolo, i miei genitori e nonni mi portavano a vedere la processione nonostante non partecipassero all’allestimento”.

Cosa rappresenta la Processione del Venerdì Santo? “Questo rito sacro rappresenta per me uno dei punti culmine dell’anno, mi permette di vivere in maniera diretta la mia fede e rende orgoglioso dell’unione della collettività”. Quale futuro per la Confraternita? “Penso si debba trasmettere tutto questo anche e soprattutto alle nuove generazioni – conclude Colombo – cercando di integrare anche quanti, non solo per storia famigliare ma per vicinanza di ideali possono essere presenti. E’ un patrimonio che potremmo definire immateriale poiché non è solo fatto di oggetti ma anche di gestualità, riti e di persone. E vorrei tanto che queste tradizioni e questo mondo non andassero perdute col tempo”.  

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