Ama dire di sé: “Sono uno scienziato credente”. Una vita spesa per la ricerca tra l’Italia e il CERN di Ginevra. Le cronache lo hanno definito il “padre dell’adroterapia in Italia”. Il professor Ugo Amaldi, uno dei più grandi fisici made in Italy, da pochi giorni ha compiuto 90 anni. Ma pensa al futuro, forte di un entusiasmo e di un sapere che lo spingono a coltivare nuovi progetti.
Oltre tre milioni di studenti hanno imparato la fisica sui suoi testi scolastici. Migliaia di malati di tumore in Italia sono già stati curati e salvati grazie alla sua intuizione, con la costruzione del CNAO (Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica) a Pavia. Il primo centro italiano (uno dei quattro nel mondo) che offre questo tipo di terapia, derivato dall’applicazione della fisica medica. Ma tutto ciò non sarebbe avvenuto se un giorno di fine anni ottanta del secolo scorso, Amaldi non fosse passato da Novara.
Straordinaria storia quella del fisico, che oggi vive a Ginevra. Figlio di Edoardo, uno dei “Ragazzi di via Panisperna” a Roma, a 19 anni recita nel film di Luciano Emmer, “Terza Liceo”.
Ma la sua carriera è tutta proiettata agli studi in fisica: si laurea a “La Sapienza” e si specializza nel campo degli acceleratori di particelle; poi è docente alle Università di Milano e Firenze; dirige 500 scienziati che progettano l’esperimento Delphi tramite l’acceleratore Lep del CERN. In quegli anni non pensa sicuramente a Novara. “Ma un giorno – racconta – ricevo una telefonata da Gaudenzio Vanolo (che non conoscevo) e che mi invita a una conferenza nel capoluogo novarese insieme con Oscar Luigi Scalfaro, futuro Presidente della Repubblica. In quel momento è sbocciata l’idea pazza… Sì, l’inizio di un’avventura che siamo riusciti a condurre in porto superando ostacoli incredibili”.
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Gianfranco Quaglia