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Il 36 per cento dei medici di Novara e provincia ha lamentato di essere stato oggetto di minacce e aggressioni.
Il dato è del 2018 e fa riferimento ad un questionario sul tema predisposto dall’Ordine provinciale. Una percentuale che con gli anni sembra peggiorata, con sanitari e infermieri sempre più esposti al rischio di subire reazioni inconsuete da parte di pazienti e parenti. Per questo il presidente provinciale dell’ordine, il dottor Federico D’Andrea, chiede maggiore tutela per il personale sanitario., soprattutto dopo i fatti di violenza avvenuti negli ultimi giorni in alcune regioni d’Italia. 

«A fronte di queste aggressioni, che fortunatamente non toccano direttamente il nostro territorio in forme così gravi – afferma il presidente D’Andrea – non possiamo non denunciare l’assenza di tutele per chi opera a diretto contatto con i pazienti. Se il Pronto soccorso è per sua stessa natura più facilmente oggetto dell’azione violenta di chi vi accede, aggressioni (per fortuna spesso verbali) accadono anche in altre situazioni. Nel Novarese le forme di aggressione si sono manifestate soprattutto attraverso violenze verbali, a parte il caso di Galliate di un anno fa – continua il presidente – A fine 2018 l’Ordine aveva proposto ai colleghi un questionario sul tema e la risposta era stata ancora più preoccupante di quanto si potesse pensare: il 36% aveva risposto di essere stato oggetto di minacce e aggressioni. Il rischio concreto è che episodi di eccezionale gravità possano avvenire anche nel nostro territorio: sarebbe opportuno che chi ne ha la responsabilità possa predisporre tutele per il personale sanitario».

Il problema è in realtà serio anche nell’alto Novarese e non riguarda solo i medici ospedalieri (in passato al Pronto Soccorso dell’ospedale di Borgomanero sono stati molti gli episodi di intemperanza da parte di utenti) ma anche i medici di base. Il dottor Savio Fornara, segretario provinciale dei medici di famiglia, premette che “da noi per fortuna non si sono verificati fatti gravi, ma è indubbio che è notevolmente peggiorato il clima in cui lavoriamo. Oggi molti utenti hanno pretese incredibili, non accettano diagnosi che non coincidono con le loro attese ed hanno reazioni spropositate. E fortuna che le reazioni si limitano alle proteste verbali, ma per il medico lavorare in un clima non sereno non è assolutamente la condizione migliore per operare”.

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