I livelli di inquinamento atmosferico a Novara sono ancora troppo alti e lontani dai limiti normativi, più stringenti, previsti per il 2030. Tra i capoluoghi italiani va invece meglio per Verbania. Questo quello che emerge dal rapporto di Mal’Aria, la fotografia dello stato di salute delle città italiane in rapporto alla diffusione in atmosfera di sostanze tossiche o dannose.
I numeri presentano una situazione complicata per Novara che, come diverse altre città italiane (specie del Nord) è chiamata a cambiare passo.
Il capoluogo di provincia è una delle 29 città del nostro paese che nel 2022 hanno avuto almeno una centralità oltre i limiti di legge attuali che limitano a 35 gli sforamenti nella concentrazione del PM10. Si tratta del sistema di analisi dell’aria collocato in viale Roma.
Novara non ha invece superato i limiti normativi di 40 µg/mc quale valore medio annuale. Ma collocandosi a 30 30 µg/mc è tra le 25 peggiori nel nostro paese.
Novara sarebbe però fuorilegge con i nuovi limiti che entreranno in vigore nel 2030 e dovrà lavorare parecchio, in particolare per il PM10. Benché non sia al livello di Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%) e nemmeno di due altri centri piemontesi tra i peggiori in Italia come Torino (-43%), Alessandria (-40%) o Asti (-39%) a Novara viene richiesto un -32%.
Per il PM 2.5, molto pericoloso in termini di sanità (in Italia ci sono più di 52.000 decessi annui da PM2.5), ci sono città molto “malate” quali Monza (riduzione richiesta del 60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (riduzione richiesta del 57%) ma Novara non sta bene con una richiesta di riduzione del 47% appena sotto le “solite” Torino, Asti e Alessandria.
Un po’ meno male nella riduzione richiesta del NO2 la cui variazione media anno su anno è stata del 3%. Per il 2030 Novara dovrà ridurre l’inquinamento del 20%.
Verbania, come accennato, va meglio soprattutto per dimensioni del nucleo urbano e la collocazione geografica, favorita dal lago e dalla vicinanza delle montagne. Il capoluogo della provincia del nord deve solo ridurre il PM 2.5 del 23% (solo Biella in Piemonte fa meglio), sul resto dei dati invece Verbania rispetta già oggi i parametri del 2030.
«È necessario – dichiara in chiave nazionale Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura. In ambito urbano è fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile attraverso investimenti importanti sul trasporto pubblico, il ridisegno dello spazio cittadino con pedonalizzazioni e zone 30, politiche di promozione dell’uso delle due ruote in sicurezza, la diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici, facilitando la scelta di ridurre fortemente l’uso dell’auto privata»