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Tradizione e contemporaneità. È il binomio vincente della missione che anima il Museo del Paesaggio di Verbania nel presente e nel futuro. L’ente – una delle meraviglie nascoste del territorio – affonda le sue radici nel 1909, quando Antonio Massara insieme all’associazione intercomunale “Pro Verbano” tengono a battesimo a Pallanza il Museo storico artistico del Verbano e delle valli adiacenti. Il nome attuale risale al 1914, mentre è nel 1938 che gli eredi di Paolo Troubetzkoy donano al Museo i gessi dello scultore.

Nel 1961 la collezione si arricchisce con il materiale archeologico scavato a Ornavasso da Enrico Bianchetti e nel 1981 con l’acquisizione di cinquantatré opere di Arturo Martini. I nomi di artisti le cui opere sono conservate oggi nel Museo sono tanti, basti citare tra gli altri Mario Tozzi, Luigi Litta, Giulio Branca e Daniele Ranzoni. Attualmente il museo conta tre sedi: il polo espositivo principale di palazzo Viani-Dugnani e gli uffici di palazzo Biumi-Innocenti a Pallanza; mentre a Intra vi è il nuovo polo culturale a Casa Elide Ceretti.

«Il nostro obiettivo – spiega la curatrice del museo, Federica Rabai – è la valorizzazione del patrimonio, approfondendo di volta in volta i diversi artisti presenti nelle nostre collezioni. Quest’anno, grazie alla storica dell’arte Elena Pontiggia, accenderemo i riflettori sull’opera di Siro Penagini. Accanto a questo prosegue anche la felice contaminazione tra arte dell’Ottocento e arte contemporanea. Piace e aiuta a riflettere su tematiche di estrema attualità, come può esserlo la cura del pianeta e i mutamenti climatici.

Mostre e performance artistiche ci aiutano in questo dialogo tra passato e presente. Come a marzo, quando al Museo avremo ospite l’artista Hilario Isola che proporrà una performance all’interno della gipsoteca Troubetzkoy».

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