Rovistando nei ricordi di bambino, una delle tante immagini di “arcaiche”, strategie domestiche, che riaffiorano è quella che ritrae mia nonna, come tante altre nonne, usare quotidianamente la cenere della legna del camino mescolandola con l’acqua, per rimettere a nuovo panni sporchi o per sbrigare le pulizie domestiche. La cenere, infatti, è stato considerato, fin dai tempi passati, un vero e proprio alleato domestico, facile da utilizzare, economico e dagli ottimi risultati.
La cenere sulla testa il mercoledì che inaugura la Quaresima e l’acqua sui piedi la sera del Giovedì Santo sono i due segni che hanno incominciato e che concluderanno la stagione della Quaresima.
“Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”, ricordava il vecchio curato spargendo la cenere sul capo; “Convertiti e credi al vangelo”, dice il giovane prete oratoriano, fresco di studi sul rinnovamento liturgico. La sostanza non cambia; la vita di ogni cristiano e l’esistere di tutte le comunità parrocchiali si giocano proprio in questa eterna, fragile domanda: “Quali uomini vogliamo essere? In quale Dio vogliamo credere?”.
E’ facile lasciarsi condurre dall’onda delle sirene dei media, o da un dilagante pessimismo e scoraggiamento; eppure abbiamo l’opportunità – oggi più di ieri – di scrollare dalla nostra vita quello che fino ad ora si è dato per scontato, recuperando il senso vero del Cristianesimo, praticando ancora di più l’intreccio tra la vita quotidiana e la bellezza del Vangelo.
Il primo annuncio del Vangelo, non va dimenticato mai, è infatti affidato nella normalità di una casa, nel luogo dove ognuno è più se stesso. E’ proprio a partire da lì che “Dio ti sfiora e ti tocca”, scriveva Santa Teresa d’Avila; straordinaria diagnosi di una semplice presenza, quella di Dio, che “si muove” nella cucina di un monastero, fra brocche, pentole, stoviglie, casseruole e tegami…, proprio in quel territorio di prossimità che sono le relazioni e gli affetti familiari.
È anche facile, nella vita di un prete come in quella di ogni credente, separare il Dio della religione dal Dio della vita; dobbiamo imparare però a passare da una spiritualità dello straordinario – momenti o eventi che non intaccano nulla delle nostre scelte e stili di vita – ad una mistica del quotidiano. La Quaresima può rappresentare una di quelle preziose occasioni per ricordarci che Dio è sempre all’opera nelle nostre relazioni, è parte dei nostri legami, è presenza anche nei più semplici rapporti. Lui non ha smesso di parlare e lo fa a partire dal di dentro delle famiglie, all’interno delle mura delle nostre case: nella forza di un dialogo ritrovato, nel dramma di situazioni che sembrano non avere brecce di speranza o feritoie da cui guardare il superamento dei momenti più difficili di crisi, nei tanti dubbi suscitati dalle più disperate vicende umane, di cui traboccano i quotidiani.
Dio non manca di stare al fianco di tutti coloro che accettano la sfida di affrontare il grande viaggio della fede e della conversione nei più diversi deserti dell’esistenza, dove le tante domande e i tanti bisogni non preserveranno dalla polvere dei piedi, ma troveranno senso e risposta nell’acqua della fraternità e del perdono, come lo fu per il gesto fraterno dell’acqua versata sui piedi degli apostoli il Giovedì Santo.
Don Adriano Micotti, parroco di Romentino