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Un assegno di 4000 euro per sostenere le attività didattiche dei bambini ucraini. E’ stato consegnato – simbolicamente, perché già nelle mani dei destinatari – durante un breve incontro nel municipio di Novara, questo pomeriggio. Presente il sindaco Alessandro Canelli, il comandante della Polizia Municipale Paolo Cortese e soprattutto i protagonisti di questa storia di solidarietà e vicinanza alla popolazione colpita dal conflitto.

Per Marzio Albonico e Riccardo Cavanna, presidente e vice presidente dell’associazione BB Leva89 APS, reunion di bocconiani immatricolati nel 1989, la fortuna di aver frequentato un’università prestigiosa si è naturalmente tradotta in volontà di restituire qualcosa alla comunità.

«Con l’associazione, pensiamo idee e interventi a supporto delle nuove generazioni: allo scoppio della guerra, quindi, abbiamo avuto subito un contatto diretto con l’Ucraina, portando aiuto immediato nella tragedia».

Cavanna, che per lavoro ha molte conoscenze nell’Est, si era già ritrovato in Donbas nel 2014. «C’erano conflitti interni, divisioni e tensioni, ma non avrei mai pensato che potesse esserci una guerra». Lo scorso anno, senza pensarci, ha coinvolto gli amici della Leva ed è partito con viveri, aiuti, denaro.
Poi, l’incontro con Padre Juri della chiesa ortodossa novarese. E il ritorno dal viaggio con mamme e bimbi e il loro silenzio pieno di paura, per 600 km. Un gesto di solidarietà, certo, che doveva però avere un seguito.

«C’era la voglia di dare normalità a quei bambini, che meritavano di inserirsi in un contesto nuovo e di imparare la nostra lingua».

E’ partito allora il progetto con la scuola E’n’G English 4every1, per portare la cultura a chi è stato costretto a lasciare tutto, per ritrovarsi in un Paese con lingua e costumi diversi.

Dall’inizio dei corsi di italiano, la direttrice didattica Gaiane Abramian, madre originaria di Kiev, ha visto passare nella sua scuola di corso Cavallotti almeno 70 bambini. «Ora sono 8, più 6 mamme che hanno chiesto di partecipare per aiutare i bimbi nei compiti, ma i gruppi cambiano spesso. L’importante è aiutare i bambini. Possiamo cambiare: prima vedevo sguardi di paura, ora cominciano anche i sorrisi».
«Questa guerra è la cosa più terribile che ho visto»: Padre Juri, fin da principio è stato molto attivo per la sua comunità.

«Durante le prime due settimane non ho neppure dormito. Per chi parla come me l’italiano, la guerra ha un altro senso. Qui ascoltavamo qualcosa di diverso dalle notizie che giravano in Ucraina. Eppure, ho capito che la gente aveva comunque bisogno di altro, che non fosse solo il mangiare e il dormire. Combattiamo per la cultura. Nonostante la paura della guerra, le mamme prendono libri, quaderni e penne e portano i bambini a studiare».

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