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È in crescita nella provincia di Novara il numero delle donne che, vittime di violenza, cercano sostegno rivolgendosi agli sportelli attivi e al Centro antiviolenza (Cav). Questo uno dei dati emersi alla Commissione comunale alle Pari opportunità.

Un incontro che, presieduto dal consigliere Maria Luisa Astolfi, affiancata dall’assessore Giulia Negri, ha visto partecipare le realtà che agiscono a contrasto del fenomeno, con azioni e progetti di sostegno. Dall’ospedale alla Polizia sino a Liberazione e Speranza e al consultorio Aied. Da Comune a Provincia. «Un fenomeno, questa crescita di donne che si recano agli sportelli d’aiuto – spiega l’assessore Negri – che significa come il sommerso stia diminuendo e come molte vittime, spinte da famigliari e amici, se non anche dalle Forze dell’Ordine, come anche dai sanitari, decidano di agire. E questo è l’esito della rete nata in città intorno a questo tema quantomai delicato e che arriva anche a coinvolgere i minori, come nei casi di ‘violenza assistita’, ossia di un bambino che vede il padre picchiare la madre». Una rete cresciuta negli anni e che è costantemente al fianco delle donne.

Da gennaio 2023, come ha spiegato Luisella Perucca, coordinatrice sportello antiviolenza del consultorio, l’Aied ha preso in carico 46 donne, avviando con loro un percorso. Venti sono arrivate a denunciare l’autore delle violenze, le restanti no. A crescere, al consultorio, sono le donne con un’età sopra ai 60 anni. Sulle 46 sono 9 e due di queste sono anche over 80. Sono soprattutto donne sposate o separate, ma c’è anche qualche caso di donna celibe.

Quanto alla tipologia di violenze, «40 sono maltrattamenti e violenza fisica e psicologica, 1 stalking, 1 mobbing e 1 violenza psicologica». Per il Cav i dati sono stati forniti da Elia Impaloni, presidente di Liberazione e Speranza. Un centro che fornisce un’operatività 365 giorni l’anno, 24 ore su 24. Nel 2021 gli accessi alla struttura furono 105, 77 di italiane, con 53 figli minori coinvolti. Di queste 105 donne, 53 avevano già denunciato, le altre no. Tredici, invece, gli accessi in emergenza, su chiamata delle Forze dell’ordine o dell’ospedale e altrettante collocazioni in protezione. Per il 2022 dati in lieve calo con 83 accessi, la maggior parte, 59, di donne italiane con 73 minori coinvolti.

Quello che preoccupa, per lo scorso anno, è la crescita dei casi di interventi in emergenza, 26. Una tendenza mantenuta anche nel 2023, dove sono già 20 le emergenze sui 73 accessi, di cui 16 solo a settembre. Tra il 2022 e il 2023 18 le donne collocate in accoglienza protetta, con 14 indagini in corso.
In ospedale, al Pronto soccorso, giungono invece casi che sono già violenza, a volte anche che si perpetra da mesi, se non da anni. I numeri, forniti da Edit Shahi, dirigente dell’azienda, segnano una crescita. Accessi pari a 203 nel 2020, 231 l’anno successivo e già a quota 146 all’agosto di quest’anno, 112 di donne italiane. Gli operatori vedono violenze alle donne, sui minori, tra pari. Roberto Musco, sovrintendente della Questura, ha segnalato 40 richieste di ammonimento per atti persecutori, 16 emesse. E ha ricordato la presenza in Questura della Stanza rosa e dell’attivazione del protocollo Zeus. Allo sportello della Provincia 15 gli accessi.

La versione integrale di questo articolo e altri approfondimenti li trovate sul nostro settimanale, in edicola venerdì 6 ottobre. Il settimanale si può leggere anche online, abbonandosi o acquistando il numero che interessa direttamente qui.

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