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L’Intelligenza Artificiale (I.A.) va gestita e ‘indirizzata’. In particolare occorre essere in grado di “consegnarle” un volto umano, fermando individualismi e interessi privati. Questa la grande sfida etica per il futuro più immediato. È quanto emerso all’incontro conclusivo di “Passio”, ospitato in Duomo e dal titolo “Decisioni umane e Intelligenze Artificiali. Impatto sociale e sviluppo di un’etica dell’Intelligenza Artificiale”. Relatori della serata, introdotta da don Silvio Barbaglia e moderata dal vescovo Franco Giulio Brambilla, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e padre Paolo Benanti, docente di Bioetica alla Pontificia Università Gregoriana e membro del Consiglio Onu sull’Intelligenza Artificiale.

«Occorre riflettere sulla responsabilità umana nell’utilizzo dell’I.A., ad esempio nel campo della guerra, dove – ha riferito Zuppi – è dedicata all’incremento della potenza distruttiva. L’algoritmo, creato dall’uomo, rischia di condizionarlo inconsapevolmente. L’uomo non deve lasciarsi usare dall’algoritmo». Qui sta la sfida: «una sfida etica che comporta un’attenzione ancora maggiore dell’umano».
Lo stesso Benanti: «Il modo in cui come Chiesa, come corpo di credenti, sapremo stare di fronte a questa innovazione, per fare le domande e orientare le risposte, sarà il volto umano o disumano che daremo all’Intelligenza Artificiale», che lo studioso preferisce definire, esistendone di diversi tipi, «“Intelligenze Artificiali”». Un compito, quello di gestire con umanità questa tecnologia, che riguarda non solo la Chiesa, ma tutta la società, «perché gli algoritmi – ha aggiunto Benanti – offrono grandi opportunità, in campo medico, educativo e produttivo, dalle diagnosi mediche a distanza al sostegno alla didattica alla sostituzione dell’attività umana in compiti dannosi alla salute.

Ma occorre capire e decidere se saranno offerte a tutti o creeranno, invece, discriminazioni». In un sistema diagnostico automatico, «chi ha conformazioni fisiche fuori dalla media su cui il sistema si è allenato resta escluso come anomalia non gestita. Occorre cogliere gli effetti complessivi causati nella compagine sociale perché, citando il sociologo Langdon Winner, ogni dispositivo tecnologico è una disposizione di potere e una forma d’ordine. È fondamentale interrogarci su quali processi vogliamo gestire in modo democratico e quali delegare al più forte, a chi gestisce la tecnologia, perché un sistema, e l’abbiamo visto spesso, non va spontaneamente verso il bene comune. Portare l’I.A. in questa direzione è il nostro compito».

L’articolo integrale con le altre notizie dai territori della Diocesi di Novara si possono trovare sul nostro settimanale, in edicola a partire da venerdì 29 marzo. Il settimanale si può leggere anche online, abbonandosi o acquistando il numero cliccando direttamente qui.

Passio prosegue sino al 7 aprile.

Sabato 30, dalle 9,45, al Sacro Monte di Varallo Sesia, “Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me” (Giovanni 14, 11), incontro di riflessione guidato da don Silvio Barbaglia, biblista e parroco di Veveri. Il ritrovo sarà alla chiesa della Madonna delle Grazie.

Il 4 aprile, alle 20,30, all’imbarcadero di San Filiberto, a Pella, sul lago d’Orta, con “Gettate le vostre reti per la pesca!”, meditazione in battello e ultimo momento di preghiera della giornata con le monache dell’Abbazia benedettina Mater Ecclesiae. Meditazione condotta da don Barbaglia.

Il 6, alle 20,45, in Cattedrale a Novara, concerto per flauto e arpa con brani di Mozart. L’esecuzione sarà del coro e dell’orchestra della Cappella Musicale del Duomo, dirette da Paolo Monticelli.

Il 7, alle 20,45, meditazione musicale alla chiesa di San Nazzaro della Costa, con “Veni Sancte Spiritus”, dirige Simone Pedroni, esegue la Schola Gregoriana Benedetto XVI.

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