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La formazione alla fede e alla vita, la sinodalità e la corresponsabilità ed infine il cambiamento delle strutture ecclesiali. Sono i tre nuclei tematici su cui ha lavorato il Consiglio pastorale diocesano lo scorso sabato 13 aprile, penultima tappa diocesana del cammino sinodale delle Chiese in Italia per l’anno 2023-24. «Il percorso – spiega don Brunello Floriani, vicario episcopale per la pastorale – era iniziato nei mesi scorsi con la raccolta delle relazioni dei gruppi di lavoro parrocchiali (in tutto un centinaio), dalla sintesi delle quali è partito il lavoro del Consiglio pastorale».

La parola centrale, emersa dal gruppo di lavoro che si è dedicato al primo punto, è stata “relazione”. «Perché si realizzi il Sogno di una Chiesa aperta a tutti e attenta a ogni fase della vita umana, vanno create occasioni e sfruttate quelle esistenti per creare momenti di relazione. La formazione alla fede viene di conseguenza – si legge nella sintesi -. La Messa è un’occasione fondamentale di incontro, l’occasione in cui si incontrano più persone. Va curata la Messa come momento fondamentale di incontro della comunità e momento formativo».

Il secondo gruppo, quello che si è dedicato al tema della corresponsabilità, si è concentrato maggiormente sugli atteggiamenti e la dimensione personale, sottolineando tre passaggi necessari: «Da praticanti a credenti credibili, per il quale serve un incontro vero con la Parola»; «Dall’individuo all’esperienza della comunità, perché spesso siamo volontari, collaboratori, ma agiamo come singoli, non insieme»; e poi «da un ruolo più esecutivo a un ruolo di corresponsabilità: questa la differenza tra un volontario laico e un laico “ministeriale”». Infine il tema della strutture organizzative delle comunità. Forte un’urgenza che emerge dalla relazione del gruppo di lavoro: «la necessità che il clero sia alleggerito dalle questioni burocratiche per essere libero di occuparsi delle anime; circa questo aspetto è stato sottolineato che non debba implicare che i laici siano coinvolti solo per fare quello che non fa più il prete».

A tirare le conclusioni il vescovo, che sul punto della formazione alla fede ha rimarcato come «Bisogna vivere la pastorale delle occasioni in modo non occasionalista», perché tante sono le occasioni di incontro che le comunità hanno con le persone: ad esempio il momento del commiato, «nei funerali – ha detto –, curiamo il rapporto con i familiari in modo che la gente viva un momento vivo di fede». Oppure le celebrazioni dei sacramenti e dei matrimoni: «facciamo incontri di preparazione in cui si parla solo di vestiti e di fiori durante le celebrazioni: ecco un esempio di occasione vissuta in modo occasionalista». Poi il tema della ministerialità dei laici, che chiama in causa il tema della riduzione del numero di sacerdoti: «Abbiamo bisogno di un laicato “volontario”; i ministeri laicali bene solo se sono volontari, se c’è la gratuità». Infine la formazione dei laici: «sulla formazione dobbiamo puntare a far passare le buone pratiche; il cristianesimo è una pratica». Adesso, dal lavoro del Consiglio, l’équipe diocesana del Sinodo preparerà una relazione da inviare a Roma, in vista della stesura della relazione nazionale.

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