Due ecografi di ultima generazione sono stati donati alle Cure Palliative dell’ospedale Maggiore di Novara dall’associazione Ideainsieme e dalla Caritas.
Questa nuova applicazione dell’ecografia è nota come ecografia Point of care (Pocus), in sostanza consente di portare l’ecografia al paziente e non il contrario.
I vantaggi per il paziente sono molteplici soprattutto per le caratteristiche dei pazienti palliativi.
Alle Cure palliative Hospice del Maggiore, struttura diretta da Elvira Catania) il progetto Pocus è reso possibile dalla donazione di due ecografi portatili con sonde su carrelli mobili.
Apparecchiature donate appunto da Ideainsieme e Caritas.
«Senza il loro aiuto – afferma Catania – non sarebbe possibile portare avanti questo progetto che migliorerà sicuramente la qualità di vita de nostri pazienti».
In questo modo si ottiene anche una riduzione dei tempi di attesa per l’esecuzione delle prestazioni o di manovre invasive «che siamo in grado di fornire in un ambiente idoneo e in sicurezza».
Altro obiettivo «è ottenere la riduzione degli esami strumentali richiesti in urgenza, la riduzione di prestazioni inappropriate e la riduzione di necessità di invio in Pronto Soccorso».
All’ambulatorio operano un medico con specifica formazione in ecografia clinica e due medici che hanno effettuato un training sul campo per l’utilizzo della eco-scopia nella diagnostica dei versamenti.
«La nostra associazione – rileva la presidente di IdeaInsieme, Margherita Zanetta – è veramente molto lieta di poter contribuire, con la donazione di uno dei due ecografi portatili, all’importante progetto Pocus. A questo proposito ringrazio la Fondazione De Agostini che ha reso possibile l’acquisto dell’ecografo di ultima generazione. Motivo di grande soddisfazione è anche la fattiva collaborazione con la Caritas novarese che, con don Giorgio Borroni, ha mostrato grandissima sensibilità e generosità».
Don Borroni: «in occasione della Quaresima di quest’anno come Diocesi abbiamo voluto prestare ulteriore attenzione alle situazioni di povertà e di fragilità intorno a noi, accendendo i riflettori su cinque ambiti del nostro territorio: malati, anziani, disabili, carcerati e giovani».
La pandemia da Covid «ci ha ricordato che nessuno può sentirsi immune e distante dalla sofferenza degli altri e ci ha richiamato ulteriormente al senso della corresponsabilità».
Gianfranco Zulian, direttore generale del Maggiore: «Avere a disposizione questi macchinari d’avanguardia è un punto d’eccellenza in un servizio che è già un fiore all’occhiello della nostra azienda».
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