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Sarà la turnazione a salvare la grande risaia italiana? Camillo Benso conte di Cavour non si poneva questo interrogativo. A quei tempi (siamo nel 1859) l’allagamento delle risaie salvò il Piemonte dall’invasione, impantanando l’esercito austriaco nella pianura tra Vinzaglio e Palestro. Cavour inseguiva con determinazione due traguardi: l’Unità d’Italia e la costruzione del canale che avrebbe portato, oltre al suo nome, acqua ai campi. Li centrò entrambi ad ogni costo (oggi si direbbe “Whatever is take”). Raggiunse l’unificazione del Paese nel 1861. Non fece in tempo a tagliare il nastro del secondo obiettivo, a lui altrettanto caro. Voleva con forza l’opera irrigua, indispensabile anche alle sue risaie coltivate a Leri, nel Vercellese. Non ne vide l’inaugurazione, ma aveva preparato il terreno, gettato le basi di quell’arteria d’acqua i cui lavori furono iniziati nel 1863, dopo la sua scomparsa. Poi conclusi in tre anni, tutto di braccia e badile.

Dopo 160 anni un altro Camillo non dorme sonni tranquilli, tormentato da un tarlo fisso: assicurare l’acqua, mai come adesso “oro blu”, alla risaia sitibonda. E’ Camilo Colli, veterinario, anch’egli imprenditore agricolo (ma in Lomellina) come il suo illustre predecessore. Soprattutto presidente dell’associazione Est Sesia, il consorzio irriguo più grande d’Italia, che ha compiuto da poco il secolo.
I tormenti di Camillo Colli sono gli stessi che pervadono Mario Fossati, direttore di questo “tempio dell’acqua” deficitario di materia prima. Tanto che con i risicoltori la vita è diventata dura. Sul campo di battaglia si gioca la sopravvivenza di una filiera e il futuro di un territorio a rischio desertificazione. “Perché – dice il presidente – a tutt’oggi abbiamo a disposizione soltanto il 20 per cento d’acqua rispetto alle tendenze delle annate normali”. Gocce, in un mare svuotato ormai da due anni di siccità, che ha riarso anche la falda, cancellato risorse sotterranee di sostegno come i fontanili e le risorgive, alimentati dalle percolature provenienti dalle risaie in sommersione.

Mario Fossati è esplicito: “Cavour, Po, Dora Baltea, Ticino, Sesia non sono in grado di assicurare una normale distribuzione. Riserve di neve insufficienti sulle montagne, il Lago Maggiore è ai minimi. Stiamo derivando soltanto pochi metri cubi al secondo. Unica alternativa è l’irrigazione turnata. E quando arriveremo all’80 per cento di riduzione non si potrà fare altro che pensare al salvataggio di quello che rimane del raccolto”. Colli rincara la dose: “Prima ancora che il riso dobbiamo salvaguardare le colture in corso, come i terreni seminati a grano e colture vernine. Se manca l’acqua perderemmo anche quelli”. Sarà una riduzione tra il 60 e il 70 per cento, precisa Franco Bullano, agronomo al quale Est Sesia ha affidato il compito di “regolatore unico” della turnazione. Un compito difficile e ingrato, perché mettere d’accordo tutte le utenze è quasi impossibile. Nessuno vuole stare in lista d’attesa, tutti temono di perdere con il giro anche la produzione. L’emergenza rischia di tradursi in una “guerra dell’acqua” che oppone gli agricoltori novaresi a quelli della Lomellina, le due aree sulle quali ha giurisdizione il consorzio. Anche la Regione Piemonte è scesa in campo, con gli assessori Matteo Marnati e Marco Protopapa, i quali hanno inviato una lettera di dissenso bocciando il regolamento di Est Sesia: “Esprimiamo contrarietà all’approvazione per la definizione delle condizioni di emergenza idrica e delle disposizioni per la gestione straordinaria della rete irrigua in tali condizioni”.

Insomma, un secco “no” e il presidente Colli in un dibattuto confronto con le organizzazioni agricole ha sottolineato che “i sindacati non hanno competenza irrigua” e che “il nostro statuto non ha mai permesso al contadino di occuparsi di irrigazione”. La risposta dei risicoltori non si è fatta attendere. Manrico Brustia, responsabile del gruppo riso di Cia: “C’è stata assoluta mancanza di informazione e condivisione. I sindacati non sono tecnici, ma il regolamento poteva essere condiviso in anticipo. Si tratta di lavorare insieme”. Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura Novara Vco: “E adesso che cosa diciamo ai nostri associati?”. Sara Baudo, presidente Coldiretti: “Noi non ci sentiamo di schierarci contro il regolamento stabilito da Est Sesia, ma certamente avevamo bisogno di una comunicazione più tempestiva. Molte delle nostre aziende sono in bilico, non sanno se potranno ancora continuare. Il loro futuro è nelle mani di Est Sesia”.

Il regolamento redatto a Est Sesia è stato sottoposto all’esame dell’assemblea dei delegati. La votazione ha dato questo esito: 52 favorevoli, 14 contrari, 8 astenuti (e tra questi rappresentanti di Coldiretti). A favore larga parte degli agricoltori della Lomellina, di zona Montebello, Villata, Borgovercelli, Vespolate. La modalità turnazione ora entra in vigore.

Gianfranco Quaglia

Gianfranco Quaglia, Direttore di Agromagazine

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