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Un «incendiario di amore per Cristo». Attraverso le parole scritte e pronunciate come predicatore, quelle dette come amico e quelle sussurrate attraverso la memoria degli affetti, ora che non c’è più.

Per il funerale di padre Ennio Staid, domenicano della comunità di Agognate, morto lo scorso lunedì 22 maggio, c’era la cattedrale di Novara gremita. Confratelli domenicani, familiari, sacerdoti diocesani, ma soprattutto tanti fedeli che lo hanno conosciuto. Una dimostrazione di affetto sottolineata da padre Raffaele Previato al termine della celebrazione, con un grazie a chi ha voluto essere presente per l’ultimo saluto.

Padre Staid era nato a Civitavecchia il 30 luglio 1930. Dopo la laurea in economia e commercio ad inizio degli anni ’60 è entrato nell’ordine dei frati predicatori, laureandosi poi in teologia dedicandosi all’insegnamento, ma soprattutto all’attività di scrittore e di predicatore. Da quasi quarant’anni viveva ad Agognate, vicino Novara, nella comunità che aveva contribuito a fondare.

A presiedere le esequie lo scorso giovedì il vicario generale don Fausto Cossalter, che nel delinearne la figura ha scelto le parole che Georges Bernanos aveva usato per descrivere il fondatore dell’ordine di padre Ennio, san Domenico.

E del fuoco che alimentava questo «incendiario» della Parola ha parlato padre Umberto Frassinetti, amico di padre Ennio sin da prima dell’ordinazione sacerdotale, che ha commentato l’episodio della risurrezione di Lazzaro, nella casa a Betania di Marta e Maria.

«Una famiglia, quella della pagina evangelica, che amava, ricambiata, Gesù. Anche Ennio amava la famiglia e la comunità. Che nella sua vita ha preso forme, case e nomi diversi, senza perdere la propria essenza: i “Giovani amici”, la comunità di Ganghereto a Terranuova in Toscana e poi la comunità dell’Annunciazione ad Agognate».

Come nella famiglia di Betania, anche nella famiglia del frate sono arrivate «la morte e le lacrme. Ma Gesù non si fa fermare dal dolore. Anche la nostra preghiera non deve essere fermata dal lutto. Ce lo ha mostrato Ennio con la sua vita. Nella quale ha lottato, è stato ferito ed è caduto, ma si è sempre rialzato, mosso dalla forza della certezza della fede in colui che ci attende alla fine del cammino. L’ultima volta che ci siamo sentiti mi ha detto “Attendo la chiamata del Signore”. Quella chiamata ora è arrivata per stringerlo in un abbraccio».

L’articolo, con le altre notizie dalla diocesi di Novara sul nostro settimanale in edicola il venerdì e disponibile anche online.

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