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I giovani delle superiori dell’Oratorio Vandoni di Bellinzago, accompagnati come sempre dai loro animatori e da don Gabriele, hanno vissuto un intenso ritiro in Val Vigezzo, a Malesco.

Appena arrivati alla casa delle suore salesiane che li ha ospitati ai ragazzi è stata lanciata una provocazione: «Dio è morto e tu lo hai ucciso!», un concetto elaborato a inizio Novecento dal filosofo tedesco Nietzsche e poi ripreso da Francesco Guccini nel 1965 nella canzone Dio è morto. La percezione di un bisogno di riscoprire le radici della fede ha portato alla scelta di un tema complesso, ma basilare: indagare i comportamenti che portano a soffocare la fiammella di Cristo che è in ognuno, per poi ritrovare la via giusta per vivere appieno il Vangelo. Il Signore è vivo e agisce attraverso ogni cristiano («Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste», Vangelo di Giovanni), ma spesso capita che la vita di tutti i giorni segua un binario parallelo a quello indicato dai Suoi insegnamenti e si finisce per seppellirlo. I ragazzi hanno letteralmente messo sotto terra un’immagine di Cristo, un gesto simbolico che ha aiutato a comprendere la portata di alcune azioni sbagliate a cui a volte non si dà peso.

Nella storia però ci sono tanti cristiani che hanno saputo alimentare la fiamma del Signore: san Giovanni Bosco, san Giuseppe Cottolengo, san Massimiliano Maria Kolbe. Loro sono esempi da seguire per trovare la forza e il coraggio di ritrovare Gesù, come hanno fatto i ragazzi prima della messa della domenica, di compiere azioni concrete che possano rendere ciascuno «strumento per portare Luce» (Luce dei Reale) e che possano essere offerte a lode del Suo nome.

L’articolo integrale sul nostro settimanale in edicola e disponibile anche online.

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