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I cattolici di fronte al regime nel nuovo libro di Guido Bodrato, a un secolo dalla marcia su Roma
Pier Luigi Tolardo

Alla folta pubblicistica storica dedicata all’anniversario della Marcia su Roma del 1922 si aggiunge, sul tema della crisi delle istituzioni liberali, il nuovo testo di Guido Bodrato: “Le stagioni dell’ intransigenza”, con sottotitolo: “Il partito popolare di Luigi Sturzo, la terza forza di ispirazione cristiana alla prova del fascismo e del bolscevismo nel Piemonte del 1919-1926”, edito dalla Fondazione Carlo Donat Cattin per i tipi della Celid. Con una prefazione dello storico del movimento cattolico Bartolo Gariglio e una postfazione del valsesiano Gianfranco Astori, deputato Dc e oggi Consigliere per la comunicazione del Presidente della Repubblica Mattarella.Guido Bodrato è stato deputato nel collegio Torino-Vercelli-Novara per la Dc per molti anni e ministro della Pubblica Istruzione, del Bilancio e dell’Industria e successivamente eurodeputato del Partito Popolare Italiano rifondato da Martinazzoli nel 1994. È stato indubbiamente uno degli intellettuali più raffinati del partito della Dc e oggi, lontano dalla contesa politica quotidiana, una delle coscienze critiche della politica italiana.

Ha voluto raccontare con rigore il difficile passaggio dalla democrazia liberale alla dittatura mussoliniana dall’angolo visuale dei Popolari piemontesi e novaresi: un partito pluralista e diviso, come era il mondo cattolico di allora, fra conservatori e progressisti e con sfumature anche forti sullo stesso atteggiamento da tenere nei confronti del fascismo. Da un atteggiamento più attendista, almeno all’inizio, ad una forte ostilità man mano che cresceva prima la violenza squadristica e poi si stringeva il cappio della dittatura alle istituzioni associative, sindacali e politiche degli stessi cattolici.

Per raccontare le origini del popolarismo novarese Bodrato parte proprio dalle pagine del settimanale diocesano “L’Azione” (allora usciva con la testata “L’Azione Novarese” ndr.) che in un editoriale del gennaio del ’19 anticipa il programma del nuovo partito, sottolineando la necessità di garantire la pace ed insistendo sul patriottismo dimostrato dai cattolici nel conflitto appena concluso. In febbraio vengono fondate le sezioni di Varallo e di Arona. “Il Sempione” – altra testata cattolica poi rientrato nella catena della Stampa Diocesana Novarese – riferisce che ad Intra l’inaugurazione sarebbe stata il 25 febbraio. Ad Oleggio il Ppi aprirà la sua sezione il 12 aprile, subito con 70 iscritti, mentre il prevosto di Varallo Sesia, don Vincenzo Brunelli affiderà la direzione del “Monte Rosa” a don Marco De Dionigi, un sacerdote cremonese amico del leader della sinistra del Ppi Guido Miglioli.

Bodrato ci ricorda che i giovani popolari novaresi di allora saranno destinati a lasciare impronte visibili nel cattolicesimo politico del Novecento: Giulio Allegra, Gino Borgna, Luigi Gedda, Natale Menotti, Giulio Pastore, Carlo Torelli, Clotildo Vanzina, Achille Marazza, ed a Biella Giuseppe Pella.

Si tratta di una terza forza, interclassista, in un tempo in cui le distinzioni di classe erano marcate se non feroci, di ispirazione Cristiana, che attinge tutti i suoi quadri dall’associazionismo cattolico e dal sindacalismo bianco, che si pone in concorrenza con i liberali e i fascisti.

L’avvento del fascismo, grazie anche alle gravi difficoltà di collaborare contro questa minaccia antidemocratica da parte di tutti i partiti, e la soluzione della “Questione Romana” con il Concordato portarono alla precoce interruzione anche nelle nostre terre dell’esperienza dei Popolari, per i quali sarebbe iniziato un lungo inverno dopo il quale , con la Resistenza e la vita politica democratica della Repubblica l’impegno dei cattolici novaresi in politica avrebbe conosciuto una nuova stagione. Questa è un’altra storia. Che, però, in quella dei Popolari ha le sue radici.

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