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Tiene banco l’ emergenza del movimento dei Trattori, movimento in gran parte spontaneo dei piccoli imprenditori agricoli, in parte cavalcato da autentici “professionisti” della protesta già conosciuti per la “rivolta dei Forconi”. La protesta italiana arriva buon’ultima dopo quella francese, tedesca, belga: però con un apprezzabile tasso di non violenza e rispetto della legalità. Il punto polemico più alto è sembrato nella rivendicazione a salire sul palco di Sanremo, uno dei più grandi eventi nazionalpopolari dell’anno che finisce con il catalizzare l’attenzione indivisa di tutta la popolazione.

Bersagli della protesta sono la PAC, la politica agricola europea, che ha permesso all’agricoltura europea e italiana di resistere ma che oggi sembra troppo debole rispetto alle importazioni dei Paesi extraeuropei e troppo onerosa di obblighi burocratici. Servono “troppe carte” da presentare anche troppo in fretta per la riconversione ecologica del settore.

Anche il Governo Meloni (che ha affidato il portafoglio dell’agricoltura al ministro Lollobrigida) è bersaglio della protesta. Gli si addebita l’aver abolito l’esenzione dei redditi Irpef per i terreni agricoli voluta da Renzi e che, ora, a causa dello stop all’aumento del deficit voluto dalla Ue, vorrebbero ripristinare (anche se solo in versione di franchigia per i redditi più bassi). Non sono risparmiate dagli attacchi dei trattoristi le grandi organizzazioni sindacali degli imprenditori agricoli, in particolare la Coldiretti, accusata di essere troppo vicina al Governo, segnale di una crisi della rappresentanza che dalla politica rischia di estendersi anche ai corpi intermedi. La protesta degli agricoltori raccoglie una forte simpatia da parte della gente comune: Colpisce che solo una piccola parte dei forti aumenti di frutta e verdura vada in tasca ai produttori mentre ingrossa i profitti della grande distribuzione.

La politica, invece, offre poche sponde alla protesta. Per paura di delegittimare il Ministro del suo partito, la Meloni non ha ricevuto i rappresentanti dei comitati degli agricoltori ma solo le organizzazioni ufficiali come Coldiretti e Confagricoltura. Le pressioni sulla Rai perché non offrisse il palco sono state evidenti. Lo stesso Ministro delle Politiche Agricole – pur incontrando il Cra, il più consistente dei raggruppamenti spontane – e’ passato da toni più dialoganti a una maggiore rigidità istituzionale.

Sembrano lontani anni luce i tempi della rincorsa di ogni protesta per la Meloni e i suoi. Eppure era solo la fine del 2022. La risposta del Governo e’ quella di rivendicare il massimo sostegno alla categoria e di scaricare tutte le problematicità sulle istituzioni europee che – chiaro segnale elettorale – saranno rinnovate a giugno. Renzi ha presentato una mozione di sfiducia contro Lollobrigida (che non ha alcuna possibilità di passare). La sinistra del Pd e i Verdi fanno fatica a dialogare con i contadini infastiditi dalle politiche troppo ecologiste.

L’unica sponda che trovano è quella di Salvini che, a lungo, ha corteggiato il mondo dei produttori agricoli e che, addirittura, contesta il Ministro come se non fosse il suo collega: questo per raggranellare più scontento possibile che possa incrementare un risultato elettorale che si prospetta magro. Miglior ascolto sembrano aver avuto dalla Commissione Europea ma, probabilmente, più che per la protesta italiana, per le migliaia di trattori che hanno invaso Berlino e fanno preoccupare il governo tedesco.

Pier Luigi Tolardo

Pier Luigi Tolardo

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