È il primo Giubileo ordinario del XXI secolo, che ricorre ogni 25 anni. Iniziato nella notte di Natale da Papa Francesco, con l’apertura della Porta Santa, ha come filo conduttore il motto “Pellegrini di speranza”. Il suo valore essenziale sta in questo: ad ogni generazione è data la possibilità di vivere un anno di grazia del Signore, un tempo di perdono per la persona, la famiglia e la società, un appello per la pace tra le nazioni, per la remissione del debito e la riconciliazione tra i popoli. È un’opportunità unica anche per noi oggi.
Nella Bibbia se ne parla in Levitico 25. Il testo è incentrato sulla possibilità del riscatto, perché la vita degli israeliti è stata a sua volta liberata da Dio mediante la liberazione del popolo dalla schiavitù dell’Egitto. Il Giubileo ha a che fare con la libertà dell’uomo.
Nessun legame di dipendenza, contratto nella propria e altrui esistenza con le azioni negative, può durare per tutta la vita: a tutti deve essere proclamato un anno di grazia, di perdono e di condono.
Nel Vangelo Gesù allarga il significato del Giubileo per le situazioni di dipendenza, di schiavitù, di fragilità, annunciando nella prima predica di Nazareth la liberazione per tutte le condizioni oppresse e disagiate: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4, 18-19).
Ecco questo è il Giubileo: l’anno di grazia per la riconciliazione personale, familiare, sociale e per la pace fra tutte le nazioni. Ognuno si fermi un momento prima di entrare nel Giubileo e immagini su che cosa deve cambiare vita per sé, per la propria famiglia, per la città e la vita sociale, e per il mondo intero. Bisogna farlo con lo spirito del Giubileo che è riconciliazione, perdono, condono, pace. Chiediamo a gran voce che il 2025 sia l’anno della pace nei teatri di guerra, della remissione del debito dei paesi poveri, della misericordia per tutti.

Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara.
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