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Qdca. E’ l’acronimo di Quaderno di Campagna, in forma digitale. Vale a dire: il nuovo registro elettronico che dovrà entrare a regime dal 1° gennaio 2026 in tutte le aziende agricole europee (quindi anche italiane) per annotare una serie di informazioni sulle attività svolte, riguardanti ad esempio l’utilizzo di prodotti fitosanitari e fertilizzanti. Tutti gli agricoltori (fino a oggi obbligati a compilare e conservare un fascicolo aziendale) dovranno adempiere a un altro compito, quello della registrazione informatizzata del loro lavoro. Una specie di registro di classe o diario. In attesa (dovrà passare poco meno di un anno) di entrare in vigore, il Quaderno è già realtà perché ogni Regione (attraverso gli assessorati all’agricoltura) ha avviato la fase sperimentale. Un tirocinio per impratichirsi di un sistema che in effetti rappresenta un “controllo” dell’operatività, giorno per giorno, di tutti gli interventi. Indicando la quantità dei prodotti usati, persino l’ora prevista della distribuzione e quella dell’esecuzione.

Gli imprenditori agricoli sono perplessi, molti addirittura spaventati da questa nuova incombenza che complica loro la vita. “Si parla tanto di semplificazione – afferma il presidente di Confagricoltura Piemonte, Enrico Allasia – ma questo Quaderno non viene incontro all’operatività delle imprese che già oggi tengono traccia delle operazioni colturali in forma cartacea o su supporti gestionali aziendali. Così come prospettato dall’Italia è un progetto molto ambizioso, che va oltre gli obblighi previsti dal Regolamento di esecuzione 2023/2024 emanato dall’Ue e si configura come l’ennesimo balzello burocratico e operativo a carico delle aziende, un onere che potrebbe essere tolto o perlomeno alleggerito, ad esempio, rivedendo le tempistiche delle registrazioni”. Che dovranno essere adempiute ogni giorno, davanti al pc, compilando apposite caselle predisposte da un sistema informatico con il quale l’agricoltore dialogherà. Ma qui sta proprio il nodo: perché ogni Regione ha adottato una piattaforma diversa, come se l’autonomia differenziata sia già stata interpretata, anticipata e adottata, almeno sotto il profilo digitale. Insomma, ciascuna farà da sé.

Un problema non da poco, emerso durante un incontro tecnico formativo organizzato da Ente Nazionale Risi alla Fondazione Agraria Novarese. Calendarizzato per fare il punto sulla situazione dei mercati del riso e le sue prospettive, in realtà è stato il Quaderno a tenere banco. Con un fuoco di domande al rappresentante della Regione, arrivato da Torino per spiegare modalità, senso e tempi dell’innovazione. Preoccupate sono anche le organizzazioni agricole, alle quali molto probabilmente gli agricoltori delegheranno gran parte del lavoro di registrazione, togliendosi l’onere della compilazione o peggio ancora dei prevedibili errori che poi potrebbero essere sanzionati.

D’accordo sulla necessità della trasparenza finalizzata a minimizzare sprechi e salvaguardare l’ambiente secondo le linee guida del “Green Deal”, ma le modalità sono da rivedere e semplificare. Questo il senso della reazione dei risicoltori. La presidente di Ente Nazionale Risi, Natalia Bobba, con azienda agricola a Vinzaglio, nel Novarese e al confine con la provincia di Pavia, va oltre, entra nel concreto e nel dettaglio. “Come dovremo comportarci – esemplifica – nel caso in cui un terreno agricolo che si estende su due Comuni, uno in Piemonte e l’altro in Lombardia?”. Traduzione: come dovranno essere registrati gli interventi agricoli eseguiti nella risaia i cui confini sono tracciati su due regioni con piattaforme diverse e non dialoganti? Doppia registrazione e doppia compilazione su Quaderni diversi oppure su un registro unico? Interrogativi che finora non hanno risposta, ma creano apprensione e confondono chi dopo la guida del trattore dovrà sedersi davanti al personal computer, richiamare “file”, codici e caselle.

Gianfranco Quaglia

Gianfranco Quaglia, Direttore
di Agromagazine
www.agromagazine.it

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