In questi giorni di cordoglio per la morte di Papa Francesco può essere capitato a diversi cattolici di ricevere le condoglianze da parte di persone più lontane dalla Chiesa o per fede o per appartenenza. È questa la dimostrazione di come il legame tra i fedeli con la figura del Papa sia molto forte, non solo per affinità ma proprio perché la Chiesa è davvero una grande famiglia. Le immagini cariche di significato delle esequie del Papa anche questa volta hanno dimostrato l’affetto, la vicinanza ad un Papa molto amato dalla gente. I gesti che hanno caratterizzato il commiato dal Papa sono quelli che accompagnano il passaggio da questo mondo alla Casa del Padre di ciascun fedele.
La scelta voluta proprio dalla riforma di Papa Francesco al rituale delle esequie del Sommo Pontefice ha abbandonato l’esposizione del corpo su un catafalco preferendo esporre il corpo composto all’interno di una semplice bara di legno: rivestito degli abiti pontificali Papa Francesco ha voluto indossare le scarpe nere che dai primi momenti del suo pontificato avevano significato un servizio pastorale nella ferialità: un tempo il vestire un proprio caro defunto, era vissuto in famiglia come un segno di rispetto e di amore per consegnare al Signore il corpo così come lo si è conosciuto, con ciò che ha caratterizzato la sua vita. Il gesto della velatio del volto prima della chiusura della bara, un tempo riservato alle poche persone della famiglia pontificia, per gli ultimi pontefici è stato mostrato attraverso le immagini a tutto il mondo. Il nuovo rituale delle esequie prevede dei testi liturgici molto significativi per accompagnare il momento della deposizione del defunto nel feretro e la versione della CEI riporta una bellissima preghiera proprio per accompagnare la chiusura della bara consapevoli che il volto del caro defunto è sottratto dalla nostra vista, ma si prega affinché contempli la Tua bellezza e sia illuminato per sempre alla vera luce che ha in Te la sorgente inesauribile.
L’assemblea dei funerali del Papa è stata davvero variegata: c’erano i potenti della terra, accorsi a Roma riconoscendo il suo ruolo sul piano internazionale, volto sempre alla ricerca della Pace e della dignità dell’uomo. Poi i rappresentanti delle varie religioni, le delegazioni diplomatiche di molti paesi, i tantissimi fedeli e soprattutto i piccoli, in tutti i sensi, dai poveri tanto amati da Papa Francesco, ai più giovani che erano a Roma per celebrare il loro giubileo. Non è scontato, in un tempo in cui la presenza è spesso più virtuale che reale, che in molti abbiano voluto essere a Roma: oggi si è affievolita l’idea dell’appartenenza ad una comunità e molto spesso anche l’ultimo saluto sta iniziando ad essere una cosa privata, quasi da nascondere.
I gesti propri delle esequie del pontefice al termine della liturgia eucaristica con l’ultima commendatio et valedictio iniziano con la supplica della Chiesa di Roma in cui si invoca l’intercessione della Beata Vergine Maria e dei Santi per il papa defunto, affinché la Chiesa sia consolata con la luce della Resurrezione, conclusa con l’orazione del cardinale vicario della diocesi di Roma. Poi segue la supplica delle Chiese Orientali cattoliche. Si conclude il rito con l’aspersione e l’incensazione del feretro: l’acqua benedetta a ricordo del battesimo, l’incenso che sale a Dio con le nostre preghiere. I testi liturgici sottolineano il “suffragio” per il defunto, ossia chiedere insistentemente la pienezza di vita nel santuario del cielo ma anche si chiede per tutti i fedeli il dono del conforto della fede e la forza della speranza. È questo il senso di ogni liturgia esequiale. La celebrazione delle esequie del Papa è terminata con il canto del Magnificat: molto spesso anche le celebrazioni dei funerali dei nostri cari si concludono con un canto Mariano, proprio per affidare l’ultimo tratto di cammino alla Vergine Maria.
Impressionante è stato anche il semplice gesto di inclinare il feretro del Papa verso la piazza gremita, quasi per un ultimo saluto e ultima benedizione. Per il Papa la preghiera di suffragio è espressa con i novendiali, ossia i nove giorni a partire da quello delle esequie in cui determinate categorie della chiesa di Roma celebrano l’eucaristia a suffragio del Romano Pontefice: la prassi è piuttosto simile a quanto è in uso, sempre meno frequente, anche nelle nostre comunità dove viene celebrata la messa nel settimo o trigesimo giorno dalla morte e nell’anniversario annuale. Questi momenti liturgici sono preghiera per chiedere a Dio la vita eterna per il defunto ma anche consolazione per coloro che vivono la sofferenza del distacco dal proprio caro attraverso le parole della fede.
Papa Francesco ha voluto lasciare ancora un ultimo gesto singolare: quello di voler essere tumulato nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Il feretro ha attraversato la città di Roma tra due ali di fedeli. Il luogo della sepoltura oggi è messo in discussione da scelte differenti quali la dispersione delle ceneri o la conservazione in luoghi privati: la memoria dei cari defunti nel luogo della loro sepoltura è propria della fede cristiana, dove poter vivere la carità per cui ci sentiamo legati ancora nell’attesa della risurrezione. Sicuramente la folla che in questi giorni si sta recando presso la tomba del Papa per pregare ne è una bella testimonianza.

don Marco Barontini, rettore del Seminario San Gaudenzio
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