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Passato, presente e futuro. È il trittico di pensieri suggeriti domenica scorsa osservando la festa di San Sebastiano a Ornavasso. Sono i tre “tempi” che emergono rileggendo gli appunti annotati dal cronista sul taccuino. Il passato. È tutto riassunto nella sagoma di compensato del simpatico asinello, simbolo della festa e della contrada stessa di San Sebastiano, il Canton di Asan. Riporta alla mente un mondo dove i tempi erano dettati dalle stagioni del lavoro nei campi e nelle stalle, dove fedele compagno di giornata per molte famiglie era proprio l’asinello. Lo stesso che, come ha ricordato il parroco don Roberto Sogni, è «stato scelto più volte da Gesù come amico di viaggio, e sul suo dorso è entrato a Gerusalemme».

Oggi, che nei cortili del rione non risuona più il concerto di ragli, di quel mondo resta il ricordo tramandato dai racconti degli anziani e da foto in bianco e nero. Il passato si lega al presente. È il tempo che si è chiamati oggi a vivere, raccogliendo il testimone, senza troppe nostalgie e rimpianti per ciò che non c’è più e non potrà più esserci. Ma è facendo la propria parte, vivendo la festa insieme agli altri, scendendo in piazza, partecipando alla messa, condividendo la gioia di un buon bicchiere di vin brulè e l’incanto delle offerte. È mantenere viva la festa che i “vecchi” hanno consegnato, senza perdere di vista il cuore, che è la memoria di San Sebastiano.

A questo ha richiamato don Roberto nella sua omelia, ricordando come «anche noi come Sebastiano dobbiamo convertirci. Ma non è qualcosa di moraleggiante; è qualcosa di più grande, perché la nostra fede è qualcosa di più grande. È cambiare il modo di vedere le cose, è cambiare il nostro modo di pensare. La conversione è qualcosa che riguarda me, che interpella il mio nome, quel nome che è nel libro della vita di Dio. Convertirsi significa comprendere che siamo immersi nel grande mare dell’amore di Dio, un amore che è per tutti e che non chiede nulla in cambio. La differenza la facciamo noi, nella risposta che diamo alla sua chiamata».

Infine, il futuro. La festa di quest’anno è un punto di non ritorno. È l’inizio di un nuovo percorso che guarda avanti. Lo ha annunciato lo stesso don Roberto al termine della messa. L’impegno nei prossimi anni è di dare un nuovo volto all’interno della chiesa, che necessita un restauro. L’iter è già avviato. Ma serve l’aiuto e il sostegno di tutti, nessuno escluso. Perché le mura senza le persone che le vivano, restano lettera morta. Serve che la storia del Canton di Asan si proietti verso l’orizzonte.

Nel giornale in edicola venerdì 27 gennaio la galleria fotografica della festa

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