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Le previsioni congiunturali per il secondo trimestre 2024 per le industrie delle province di Novara e di Vercelli sono nel segno dell’ottimismo. Rispetto al periodo gennaio-marzo 2024, le aspettative sono all’insegna di una decisa ripresa della produzione e degli ordini, «un segno che oggi il mondo economico non sta scontando gli effetti della crisi in Medio Oriente» commenta il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) Gianni Filippa, il quale chiaramente non si sbilancia sulle possibili conseguenze per l’industria del territorio dell’ultimo e recente fronte di guerra che si è aperto fra Israele ed Iran.

«I punti fondamentali da valutare e per dire cosa farà l’industria sono essenzialmente tre – aggiunge il presidente di Cnvv –: i decreti attuativi del Piano “Transizione 5.0”, che potrebbe dare ulteriore sviluppo agli investimenti e, di conseguenza, alla produttività delle imprese; l’andamento del costo del denaro; la facilità o meno di accesso al credito per le imprese. Per quanto riguarda la situazione mondiale, sicuramente l’economia trarrebbe beneficio dal risolversi della crisi in Ucraina e da tensioni internazionali, quali quella tra Cina e Taiwan. Infine, guardando alle elezioni europee di giugno, bisogna capire se la governance ritiene che l’industria sia prioritaria o meno per l’Europa».

Dalle previsioni congiunturali di Cnvv per il trimestre aprile-giugno 2024, sia le aspettative di produzione sia quelle relative agli ordini totali e a quelli esteri indicano una crescita maggiore in provincia di Novara, segno di un territorio a due velocità: «Se guardiamo nella sua completezza il Novarese, questa zona ha il grande vantaggio di non essere dipendente da un’economia monoprodotto, perché spazia in un ampio spettro che va dal lusso alla chimica, compreso il turismo che sta tirando molto – aggiunge Filippa –. Se l’economia mondiale funziona, la gente ha ancora voglia di spendere, almeno in quella parte del mondo che è dotata di una capacità di spesa, che può spaziare dall’abbigliamento e, dunque dalla moda e dal tessile all’automobile con tutto il suo indotto. Se questi due settori “girano”, determinano una domanda “sana” e non “fasulla”, come quella generata dal 110%.

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