In trecento hanno sfilato per le strade del centro città, a Novara, per dire ‘no’ a guerre, conflitti e violenze che ancora oggi insanguinano molti Paesi del mondo. Questa la partecipazione alla Marcia della Pace promossa ogni primo gennaio dalla Comunità di Sant’Egidio.
Così a Novara è stata celebrata la 58esima Giornata Mondiale per la pace. Un corteo colorato che, partito da piazza Cavour, dove c’è stato il ritrovo, ha sfilato per il cuore di Novara, giungendo poi alla Sala Borsa, dove si è svolto il momento conclusivo con tante testimonianze dal mondo.
A camminare con un passo di pace, italiani, stranieri, bambini, adulti, intere famiglie. A precedere il corteo, appena dietro il grande striscione azzurro con la scritta “Pace in tutte le terre”, la banda musicale di Castelletto Ticino. Presenti il consigliere regionale Domenico Rossi e il presidente del Consiglio comunale di Galliate, Cosimo Bifano.
Tenuti in alto poi i cartelloni con i nomi dei tanti Paesi che vivono giorni di guerre e violenze. Dalla Nigeria alla Somalia, passando per il Camerun, l’Etiopia, il Libano, il Mozambico. Ma anche Sud Sudan, Sudan, Burkina Faso. E ancora Colombia, Messico, Pakistan, Myanmar.
Ad aprire la manifestazione, in piazza Cavour, Daniela Sironi, responsabile regionale della Comunità di Sant’Egidio. “Una Marcia – ha detto – che ha un valore particolare, speciale, perché apre l’anno, il 2025, che è l’anno del Giubileo dedicato alla speranza. Nel mondo ci sono troppe guerre e c’è troppa rassegnazione ai conflitti e anche tanti, troppi, interessi, a mantenere tutte queste guerre. Una tendenza che va invertita”.
Al Borsa la prima testimonianza è stata quella di Sami Awikeh, siriano di Aleppo, che ha raccontato della speranza che ora c’è nel suo Paese, questo “dopo sessant’anni di dittatura e quattordici di guerra”. Sami ha poi parlato della sua fuga dalla Siria, con ben sette anni trascorsi da clandestino in Libano, senza documenti.
Poi, grazie ai corridoi umanitari, “con il sostegno di Sant’Egidio, ho avuto una nuova speranza e sono giunto in Italia. Con il loro aiuto questa esperienza è diventata una nuova vita. In Italia sono da due anni e ho raggiunto ciò che desideravo: stabilità, pace e tranquillità. E riesco anche ad aiutare i miei famigliari in Siria. Sono diventato indipendente. I corridoi umanitari sono un ponte verso un mondo di pace”.
E’ seguita la testimonianza di Edda Bonfiglioli, 90 anni, in questo 2025 ne compirà 91, che ha vissuto la guerra qui in Italia e ha ricordato ai tanti presenti i bombardamenti.
Infine, per il terzo anno consecutivo, la testimonianza di Svetlana Shevchenko, ucraina rifugiata a Novara da quando è iniziata la guerra tra Ucraina e Russia. “Non c’è famiglia, in Ucraina, che in questa guerra, di cui non si vede la fine, non ha perso qualcuno. Un fratello, un padre, un figlio. La mia gente è disperata. Non dovremmo mai pensare la pace come qualcosa di scontato”.
La marcia si è chiusa con un grande abbraccio e un augurio di pace per tutti.