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«Ho ascoltato il racconto del vostro impegno e delle vostre preoccupazioni, dei vostri successi e della vostra fatica. Ho cercato di rincuorarvi e incoraggiarvi». È stato un piccolo bilancio della «visita fraterna» che sta facendo in queste settimane a tutti i preti diocesani, quello che il vescovo Franco Giulio ha fatto giovedì in cattedrale, davanti al presbiterio riunito per la Messa Crismale, nella quale vengono consacrati gli oli sacri e si rinnovano le promesse sacerdotali. Ed insieme è stata una meditazione spirituale sul ministero, guidata da un decalogo con al centro il tema della «casa del prete», ricalcato sui Dieci Comandamenti «che paiono imperativi, ma suppongono l’indicativo del dono di grazia. Non c’è decalogo senza promessa e alleanza».

Le dieci parole della casa del prete

Il vescovo ne ha sottolineati in particolare cinque. A partire dal secondo, “Non nominare il nome di Dio invano”, leggendo la casa come «stile di vita del ministero». «Bisogna riconoscere che il nostro ideale di prete – ha detto Brambilla – è sempre mescolato con le nostre inclinazioni personali. Ma è sempre pericoloso manipolare il nome di Dio per giustificare le nostre piccole manie». Poi il quinto comandamento, quel “Non uccidere” che è riletto da Gesù come un compito generatore di vita. «La casa del prete – ha proseguito il vescovo – è stata sempre una grande fucina di storie di vita. Non è forse un segno il fatto che le case di molti parroci siano state luoghi generativi di progetti e di iniziative che hanno disegnato il volto del cristianesimo sociale? Una casa desolata o troppo lussuosa non può essere un terreno fecondo per trasmettere attorno a sé vita nuova». E legato a doppio filo al tema della generatività, c’è quello degli affetti, con il sesto comandamento “Non commettere adulterio” con la casa come spazio degli affetti. Il fitto reticolo di relazioni al centro del quale vivono i sacerdoti, ha sottolineato Brambilla, richiede una casa come «spazio intimo, in cui il flusso della vita di ogni giorno perde il suo carattere inarrestabile e si pacifica nell’interiorità della coscienza». Con il settimo comandamento “Non rubare”, il vescovo ha poi affrontato il tema della gestione dei beni, per i quali l’appello è stato a un «dimagrimento», nell’ottica della collaborazione tra parrocchie nelle Upm e di una razionalizzazione di servizi e strutture: «La gente non ci perdona il nostro rapporto malsano con i beni. La gestione solitaria dei beni è una forma di potere improprio, la capacità di coinvolgere nella loro amministrazione rivela un cuore libero e generoso». Infine, l’ottavo: “Non dire falsa testimonianza”, la comunione sacerdotale – ha detto – «non può essere turbata dalla parola falsa, e dalla lingua deprimente nei confronti dei confratelli e delle persone che ci sono affidate».

Le ammissioni agli ordini sacri

A rimarcare la dimensione del presbiterio come una famiglia, durante la messa sono stati ricordati i sacerdoti mancati nell’ultimo anno e sono stati anche presentati i seminaristi ammessi agli ordini sacri: Gregorio Clementi, di 22 anni originario di Pettenasco e Lorenzo Godio, 21 anni, di Santa Cristina di Borgomanero.

L’olio di Capaci consacrato durante la celebrazione

La Messa Crismale celebrata in cattedrale nel giorno del Giovedì Santo 2023

L’olio usato dal vescovo Franco Giulio per la messa crismale quest’anno proveniva da Capaci, frutto degli ulivi coltivati nel Giardino della Memoria sorto nel luogo in cui Cosa Nostra uccise il giudice Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

È stato donato dono dal questore di Novara Alessandra Faranda Cordella come simbolo della memoria per le vittime della lotta alla mafia.

Il sostegno al Centro diocesano per la famiglia

Come ogni anno durante la Messa Crismale, le offerte dei sacerdoti saranno destinate a sostenere un progetto di solidarietà.
Quest’anno è stato scelto “We Care Famiglia”, il centro diocesano di consulenza famigliare Comoli che dopo un periodo di pausa ha ripreso la propria attività nello scorso gennaio.
Il gruppo di lavoro del Comoli è composto da psicologi, pedagogisti, personale sanitario, sacerdoti e legali e si occupa di sostenere, affiancare e guidare la famiglia in diversi ambiti: dalla consulenza di coppia all’aiuto nel campo dell’educazione. Tutte le informazioni sul centro al sito www.wecarefamiglia.it.

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